Alle volte può bastare un attimo per cambiare la situazione che pareva più che stabile. E un attimo è bastato a Leonardo per dire addio all'Inter nel modo più brutto, trincerato dietro a smentite tutt'altro che convincenti e a un'ombra di silenzio che si protrae a lungo, troppo a lungo per chi si sente forse un po' preso in giro dal brasiliano. "Io voglio fare l'allenatore, il ruolo dirigenziale non fa più parte dei miei piani", amava ripetere il buon Leonardo nelle ultime settimane, tra una discussione sul mercato e una sul progetto Inter. E' bastato lo sceicco Al Thani e il suo Paris Saint-Germain a far vacillare Leo, tanti soldi e una scrivania nuova di zecca, dalla quale poter pilotare in prima persona le operazioni di un club da far rinascere a suon di danari, il tutto nello scenario di una delle città più suggestive al mondo, Parigi. I tifosi lo avevano preso a cuore nonostante le clamorose ingenuità tattiche della settimana maledetta, la società aveva deciso di credere in lui per crescere insieme, perché il 100% di vittorie interne da gennaio in campionato non era roba da ridere. Adesso quasi lo è. A Roma, dopo la Coppa Italia vinta contro il Palermo, doveva essere la festa di Leonardo che portava a casa il suo primo trofeo da allenatore e partiva verso una nuova annata con una Coppa nel palmarès, nessuno pensava dovesse essere un congedo. E invece, congedo è stato, nonostante gli abbracci con i giocatori e i cori dei tifosi.

Non dimentico però di Leonardo il coraggio della scelta operata nel passare all'altra sponda del Naviglio, la rimonta sfiorata e tante altre emozioni. Per quello lo ringrazierò e lo ringrazieremo ancora, ma il signor Leonardo ci ha voltato le spalle nel momento peggiore, è perciò che ci si può sentire presi in giro. Dopo aver ripetuto di voler fare il tecnico, di avere una matta voglia di iniziare la nuova stagione dal principio, a metà giugno - quando negli altri anni c'erano già ad Appiano Gentile i Milito o Thiago Motta, per intenderci - spunta fuori la sua volontà di Leo di tornare al passato. Capisco l'offerta irrinunciabile, ma Leo capisca lo stato d'animo dei tifosi. Lasciare la società in questa situazione nel bel mezzo di giugno è una mossa tutt'altro che rispettosa, perché ora il tempo per trovare una soluzione è poco e peraltro gestibile male. La società Inter non ha nessuna colpa, anche perché 'intrappolare' Leonardo non avrebbe alcun senso. E allora, anche se ha sbagliato il tempo del suo agire, adieu Leo. Ma qualche spiegazione seria ce la aspettiamo. Anzi, ce la aspettavamo qualche giorno fa, quando il presidente Moratti è stato costretto a negare i contatti con Bielsa pur di difendere l'attuale tecnico.

E adesso? Adesso i dirigenti di Corso Vittorio Emanuele dovranno essere bravi a calibrare il tempo della scelta: entro due giorni bisogna sapere chi allenerà questo gruppo per pianificare un progetto tecnico e di mercato. Perdere troppo tempo sarebbe deleterio, lo sarebbe ancor di più farsi prendere dalla fretta (normalissima) dettata dai tifosi impazienti, bisogna semplicemente muoversi con abilità cercando di seguire il canale migliore, anche se adesso è tutto più difficile. Il nome di André Villas Boas era il primo della lista, se magari il signor Leonardo avesse informato prima delle sue intenzioni di tornare al passato si poteva provare a strappare lo Special Two al Porto, ora è quasi impossibile. Quindici milioni di clausola rescissoria, un gruppo forte e giovane dal quale AVB non intende distaccarsi "soprattutto perché la stagione è quasi iniziata", assicurano in Portogallo. Hai capito bene, Leo?

E' tutta questione di tempo. Un peccato, perché con l'addio del tecnico (?) di Niteròi arrivare a Villas Boas sarebbe stato l'ideale per rilanciare l'entusiasmo della piazza ripartendo da un giovane fuoriclasse che conosce già l'ambiente della Pinetina, sa cosa vuol dire essere al centro delle attenzioni nel calcio italiano. Siamo arrivati troppo tardi e senza troppa voglia di spendere, ma nell'era del Fair Play Finanziario ormai pienamente adottato dall'Inter dar via quindici milioni (!) per un allenatore è come consumare un cenone di Natale nel bel mezzo di una dieta curata nei minimi particolari. Secondo i portoghesi, però, ci sarebbe anche il rifiuto del tecnico in persona dietro alle pressioni dell'Inter: qui va fatto un appunto all'ottimo Villas Boas. Treni come quello nerazzurro passano poche volte nella vita, José Mourinho - lo Special One, proprio lui - lo aveva capito quando lasciò proprio il Porto dopo aver vinto la Champions (riuscire a farlo il prossimo anno, André, sarà durissima...) per volare al Chelsea senza neanche festeggiare quella Coppa dalle grandi orecchie. Era una sfida ancor più difficile come sarebbe stata per AVB mettersi alla prova con l'Inter invece che rilanciare un Porto che vincerà il campionato anche se con i piedi legati e che in Champions avrà tutto da guadagnare.

"Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto, con una bellissima sedia blu, una Champions in bacheca, Dio e dopo Dio, il sottoscritto", diceva José. E invece André pare abbia scelto la via più scontata, ma non è un caso che i due non si parlino neanche più. 'Carpe diem', diceva Orazio, cogli l'attimo: magari il prossimo anno Villas Boas allenerà il Barça o lo United ed avrà avuto ragione lui, ma per adesso - aldilà dei quindici milioni di clausola - è ancora in tempo per fare la guerra pur di prendersi l'Inter. Una retromarcia più che improbabile, i tempi erano maturi e AVB non ci ha voluto credere, ma la Beneamata non aspetta e ora va per la sua strada, perché il tempo è denaro. Da Leonardo a Villas Boas, nel segno del presidente Moratti: que serà serà, noi saremo sempre qui a sostenerti. Come prima, più di prima.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 20 giugno 2011 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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