Giorgio Chiellini ha concesso una lunga intervista al Corriere dello Sport. Ecco qualche stralcio.
 
Qual è l’avversario più forte che lei ha incontrato in vita sua ? 
"Non ho avuto la fortuna di giocare a Berlino contro Messi ma penso che lui e Cristiano Ronaldo siano due giocatori che hanno fatto la storia recente del calcio moderno, loro due sono obiettivamente una spanna sopra a tutti. In Italia quello che ha fatto man bassa, che ha quasi sempre vinto i campionati non dico da solo ma ci mancava poco, è stato Ibrahimovic, perché Ibrahimovic in un campionato sposta gli equilibri in modo imbarazzante. Lo fa oggi a trentacinque anni passati - ne farà trentasei quest’anno - in Inghilterra, lei pensi cosa ha combinato in Italia negli anni passati. Un vero campione". 
 
Chi sono i giovani più interessanti nel calcio italiano, anche nel suo ruolo? 
"Nel mio ruolo Rugani, Romagnoli e Caldara. Caldara è esploso quest’anno, Rugani e Romagnoli già gli anni scorsi avevano fatto vedere le loro qualità e gli italiani possono stare tranquilli che se questi ragazzi continueranno a crescere e avranno la forza di volontà di migliorarsi tutti i giorni, la nazionale avrà una gran difesa. Per il resto, devo essere sincero, il giocatore che, se riesce a trovare un giusto equilibrio interno ed esterno, secondo me può diventare veramente un crack mondiale può essere Berardi, che ha qualcosa veramente fuori dal comune. Ma le leve degli anni ’92, ’93, ’94 sono di grande qualità: Berardi, Belotti, Gagliardini poi Bernardeschi… Credo che l’Italia abbia un buco un po’ per gli anni precedenti, tranne qualche eccezione, mentre da quelli che ho citato in poi c’è, in fieri, una Nazionale veramente forte". 
 
Qual è stato invece il momento più bello e il momento più brutto della sua carriera? 
"Più brutto? I due Mondiali; e forse il primo, quello africano, anche peggiore dell’altro. Ma è una bella lotta perché lei può immaginare quante aspettative ci possano essere, per un bambino cresciuto con il pallone nel cuore e nella testa, che riesce ad arrivare a giocare i mondiali e poi vive due delusioni così grandi. In Sud Africa contro squadre modeste, e sono educato, non riuscimmo neanche a fare una vittoria. Uscire così mestamente fu una delusione forte, anche vissuta ad un’età dove ancora, forse, sei meno maturo anche per assorbire certe botte. Il momento più bello, sportivamente parlando, penso sia lo scudetto vinto a Trieste. Perché io sono arrivato alla Juve e ho subito vinto il mio primo scudetto, che era il secondo di Capello. Mi sembrava così facile. Sono arrivato, non mi ero neanche accorto, ho giocato, ho vinto, mi sono detto vabbè, vuol dire che qui funziona così, è facile essere primi. Poi ho vissuto Calciopoli. Dopo il ritorno in A il primo anno si arrivò terzi, il secondo siamo arrivati secondi… Comunque poi quegli anni al settimo posto sono stati veramente pesanti per una squadra abituata, nella sua storia, a vincere. Per questo lo scudetto di Trieste fu importante, non solo perché ha iniziato un ciclo, ma perché fu una stagione da imbattibili, fu il primo anno allo Stadium. C’era nell’aria qualcosa di magico, è stata un’emozione forte e le ultime due settimane ho dormito davvero poco. Però sono bellissimi ricordi. Anche la festa del primo scudetto fu incredibile, credo che si possa festeggiare una cosa del genere, adesso alla Juve, con una Champions e/o con il sesto scudetto. E’ quello che cercheremo di fare". 
 

Sezione: L'avversario / Data: Sab 21 gennaio 2017 alle 11:07 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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