"Viene meglio giudicare dall'esterno, non sono uno che si guarda tanto allo specchio. Però con l'accumularsi di diverse tappe della mia vita, si può dire che senza dubbio abbiamo fatto un passo avanti importante". Diego Pablo Simeone riavvolge le lancette ripensando ai traguardi che lo hanno portato fino alla panchina dell'Atletico Madrid. "La tappa a Catania - ricorda l'argentino in un'intervista concessa ai microfoni de La Nación - mi ha fatto capire che c'era altro, perché uscivo da club come il River, il San Lorenzo, il Racing o l'Estudiantes, costruiti per essere campioni, ed entravo in un altro che faceva tantissima fatica a vincere fuori casa. Rispetto a quell'allenatore che iniziava la partita con un 4-2-3-1, con due attaccanti esterni, oggi sono molto più equilibrato".

In futuro c'è da aspettarsi altri cambiamenti. "Sono momenti. Il Simeone allenatore continuerà a cambiare. Seguo le caratteristiche dei miei giocatori. Abbiamo iniziato con un 4-2-3-1 che in Argentina non capivano. Metto Buonanotte da un lato, Papu Gomez sulla destra. Oggi mi conviene giocare con centrocampisti esterni come Koke e Saul, questo mi dà tanta stabilità. Quando affronto squadre che giocano come giocavo io dieci anni fa, vedo che ho molto più sostegno".

Esiste uno stile Simeone? "Lo stile è vincere - dice il Cholo -. A partire dai giocatori cerco di potenziare un'idea: vincere. Non mi interessa piacermi né agli altri. Per esempio, nel dibattito fra il possesso e l'essere diretti non si tratta di dire alla gente quello che vuole ascoltare, ma di parlare dicendo la verità. E se io non ho i giocatori per elaborare un possesso palla sostenuto, non devo provare a fare ciò che non posso realizzare. Non si può affrontare ogni partita allo stesso modo, non è la stessa cosa giocare contro il Siviglia, il Valencia o il Barcellona. Non puoi giocare nella stessa maniera né con gli stessi giocatori".

Gli viene chiesto se ambirebbe alla panchina di un club che gli dia carta bianca sul mercato. "Penso di essere un allenatore giovane che si trova nel posto dove vuole essere. Mi motiva molto dare al club quello che stiamo riuscendo a dare: la sua crescita, la sua permanenza costante in Europa, però so che il cammino di un allenatore è fatto di tanti posti e un giorno mi toccherà essere in un'altra squadra. È parte della vita. Nessun club ti lascia fare quello che vuoi con i soldi. Io sono dell'idea di condividere il lavoro, non mi credo onnipotente. Lavoro per il club. All'Atletico cerchiamo di conciliare i miei bisogni con le risorse del club per potenziare la squadra. Immagino che con una disponibilità economica più forte si è più vicini al veder realizzati i propri desideri".

Nella lettera di fine anno ha citato John Rockefeller ("Non aver paura di rinunciare al bene per seguire il meglio"): vuol dire che Simeone si sente pronto per una nuova avventura? "No, dicevo di lasciare andare le paure, era un suggerimento alla squadra. Ci si pone sempre ostacoli, ma si tratta solo di giocare a calcio". Chiusura sulla notizia degli ultimi giorni, le presunte proposte milionarie dall'Inter e da club della Premier League: "Non mi smuove. Così come non mi smuove una critica negativa. I rumors vengono e scompaiono. Io continuo a svegliarmi con lo stesso entusiasmo per allenare e vivo ogni allenamento dell'Atletico Madrid come se fosse l'ultimo".

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 13 marzo 2016 alle 18:25
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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