Nuovo programma di InterChannel che dedica la seconda puntata a uno degli eroi del Triplete. Questa sera l'ospite d'onore di 'InterLegends' sarà Walter Adrian Samuel. The Wall ripercorrerà la sua carriera, le vittorie con la maglia nerazzurra e molto altro ancora. Di seguito, per i lettori di FcInterNews.it, tutte le parole del muro argentino.
Il numero 25 nerazzurro esordisce così: "La mia storia qui è molto importante, ho raggiunto trofei che per me erano impensabili all'inizio. Personalmente è stato un orgoglio vestire la maglia dell'Inter".
Zanetti: "E' come un fratello. In finale a Madrid stavo già piangendo, a un certo punto lo guardai e lui mi disse di tenere duro che mancava poco... Grande Walter!!! La sua forza è una grandissima qualità, gli infortuni che ha avuto lo dimostrano".
Burdisso: "Una tra le persone più umili. Lui mantiene sempre questa umiltà. Anche quando si è infortunato ha dimostrato di essere diverso da tutti. E' arrivato dopo di me, ma abbiamo costruito immediatamente una grande amicizia. Lui mi ha guidato e secondo me l'Inter non è la stessa quando lui non è in campo".
Moratti: "E' nella squadra titolare della miglior Inter. Con Mancini vincemmo il campionato, anche se spesso era molto agitato, ma questa era una cosa accettata da tutti, tranne Samuel. The Wall parlava pochissimo e mi ricordo che un giorno, a nome di tutti, disse a Mancini che i giocatori volevano essere trattati bene. Mancini accolse questa sua richiesta, ma questo episodio lo ricordo come una delle poche volte in cui Samuel alzò la voce. Walter ha affrontato tutti i migliori centravanti, ha fermato i più forti, come Ibrahimovic ed Eto'o che sono stati anche con noi. Lui ha dedizione per il ruolo e tutti gli avversari lo temono e sanno che avranno vita difficile. Formazione ideale nerazzurra? Non è facile pensarla, considerando anche la grande Inter. Samuel potrebbe giocarsela con Guarneri, direi un tempo uno e un tempo l'altro. Lui è capace di mettere sin da subito in chiaro le cose. Ancora oggi credo che sia una sicurezza nella difesa nerazzurra".
Gol ed esultanze, si parte dal periodo al Boca Juniors considerando un match molto importante in Coppa Libertadores - "E' difficile spiegare quel gol, non ne ho più fatti così. Quando ho colpito la palla e ho segnato lo stadio è stato zittito. Sono cose che non si pensano perché non ti accorgi nemmeno, ho agito in modo istintivo. Pressione per la Libertadores? Non saprei, eravamo un gruppo nuovo, era tanto che non si vinceva, ma la gente non ti metteva tantissima pressione, però ci saremmo sentiti malissimo in caso di sconfitta. Poi la finale fu vinta ai rigori... non ho avuto la fortuna di tirare un calcio di rigore, ma ero al settimo cielo, ero e sono tifoso del Boca".
Inizi in attacco - "Sì, ma poi mi hanno subito messo in difesa".
Passaggio alla Roma - "Loro si sono comportati benissimo con me, io stavo troppo bene al Boca e non pensavo all'Italia. Tutti mi volevano bene, ero giovane, però quando è arrivata la Roma ho capito che era una possibilità per me e la mia famiglia, anche dal punto di vista economico. Ho vinto la Libertadores grazie ai capitolini che mi ha dato la possibilità di giocarla. I tifosi giallorossi, poi, ci contestarono subito a settembre, dopo l'eliminazione dalla Coppa Italia. Sensi aveva fatto tanti investimenti, come per esempio Batistuta ed Emerson e la piazza si aspettava molto. Capello stesso ci caricò sin da subito, la squadra ha capito e abbiamo finito bene. Trotta? Era un sogno vincere quello che ha vinto lui. Bianchi era quasi come un padre, mi voleva bene".
Scudetto a Roma - "Mi sono goduto poco quella festa, ero giovane e non capivo bene quello che avevamo fatto. Dopo due giorni sono partito con mia moglie, volevamo tornare in Argentina. Se succedesse ora rimarrei a Roma più giorni per festeggiare di più".
Parla Totti: "Ci ha dato tanto, abbiamo vinto uno Scudetto insieme. Un giocatore universale, nel gruppo è perfetto. E' fortissimo, preferisco averlo come compagno che come avversario e poi è un bravissimo ragazzo".
Ancora Roma - "Sinceramente siamo rimasti ai vertici almeno per tre anni, potevamo vincere qualcosa di più".
Real Madrid - "Mi piaceva l'idea di andare a Madrid, anche se forse non è stata la scelta migliore. La Spagna non è adatta al mio gioco. Rifarei tutto anche se è stata un'esperienza difficile, ma volevo provarla. La Roma aveva bisogno di vendere, quindi ho scelto così. Galacticos? Non voglio trovare nessuna scusante, i nomi facevano la differenza, ma dopo sono cambiate le cose con il cambio allenatore. La seconda parte di stagione è andata bene, ma dopo ho scelto di venire all'Inter. Non sono andato via per i giornalisti, è normale che ti possano criticare, sono cose che capitano".
Arrivo all'Inter con Solari e Figo - "Facchetti ci aveva ricevuto. E' stato accanto a me nella presentazione. Figo e Solari? Non saprei dire se le nostre sono state esperienze diverse. Avevamo età diverse, Luis ha lasciato un bellissimo ricordo, ma anche Santiago ha fatto bene qui. E' stato un grandissimo calciatore".
Supercoppa contro la Juventus, considerando anche un fatto in particolare - "Lo sputo a Nedved? La partita è stata bellissima e abbiamo vinto. Io entrai al posto di Materazzi e dopo ci fu questo episodio brutto, sbagliai ma hanno esagerato. Non è stato il mio miglior inizio con la squalifica, ma dopo iniziai a giocare".
Rientro dopo la squalifica e gol contro il Chievo - "Sì, devo dire che il mio rientro è stato ottimo".
Inter dei record di Mancini - "E' stato un anno particolare, mi è servito partire in seconda fila dopo che nella mia carriera avevo sempre giocato. Materazzi andava alla grande in quel momento, ma mi è servito tutto questo come esperienza, anche se non ho partecipato a tutte le partite. Quando sono sceso in campo ho avuto la fortuna anche di fare gol, al momento mi dava fastidio non giocare, ma dopo mi è servito non scendere in campo. Queste cose ti aiutano a crescere".
2007-2008, si parte benissimo fino allo stop per il crociato nel derby natalizio - "Avevo capito subito che qualcosa era successo, ma dopo la prima finta di Kakà ho continuato a correre fino a quando la gamba ha ceduto definitivamente. Star fuori è stato pesante, mi dispiaceva guardare i miei compagni, sia da casa che dal vivo".
José Mourinho - "Aspettò un po' prima di mettermi in campo come titolare dopo l'infortunio. A un certo punto mi scelse e contro l'Udinese andò bene, vincemmo all'ultimo minuto. Ricordo che la notte precedente a quella gara avevo dormito pochissimo, non ero tranquillo e non sapevo ancora come stavo. Appena iniziata la gara, poi, tutto passò. L'infortunio? Penso che mi abbia allungato la carriera, anche se due forse sono troppi! (ride, ndr)".
Squadra di forza - "In quel momento andavamo benissimo, ci rispettavano tutti, vincemmo lo Scudetto e anche a livello personale fu molto gratificante".
Anno del Triplete, 2009-2010 - "Il gol contro la Dinamo è stato importante, ma penso che l'ultima gara fu più importante. Il gruppo era difficile, c'era un Barcellona fenomenale, ma il pareggio contro di loro a San Siro nel primo turno ci diede morale. Gol in Inter-Siena? Ho avuto culo a trovarmi lì in quel momento. Io dopo il gol di Sneijder volevo tornare in difesa, ma Mourinho mi disse di rimanere in attacco. E' stato un gol istintivo, non pensai a nulla, anche perché non sapevo se fossi in fuorigioco o meno. Contro il Chelsea affrontammo anche Drogba, sapevamo che non potevamo lasciargli nessuno spazio, penso che lui abbia fatto tanti contrasti anche con Lucio e insieme riuscimmo a fermarlo".
Barcellona di Ibrahimovic - "Noi non avevamo nulla contro di lui, non ci favorirono gli episodi di Pandev (infortunio nel riscaldamento) e il rosso a Motta, dovevamo difendere come abbiamo fatto. Tutti volevano andare a Madrid e pensavamo la stessa cosa. Volevamo troppo quella finale. Partita più bella di sempre personalmente? Non saprei, il tipo di partita favorì noi difensori, considerando la tipologia del match dico che può essere. Di sicuro è stato bellissimo".
Finale di Madrid - "Mourinho ci ha tranquillizzato, si è comportato normalmente, ha preparato benissimo tutto e volevamo goderci il momento, poi è normale che volevamo anche vincere. In quel momento sapevamo quello che dovevamo fare. Anche soffrendo dovevamo pensare positivo".
Esordio in Nazionale - "Andai subito in gol contro il Venezuela. E' stata la mia prima convocazione, sono orgoglioso di aver giocato tante gare, anche se non ho vinto tanto con l'Albiceleste. Mondiale del 2002? E' difficile spiegare il motivo di quel fallimento, per noi fu difficile digerire quel torneo, uscire ai gironi è stato duro. Pekerman? Mi è dispiaciuto non essere andato al Mondiale dopo, al telefono quando ci sentimmo esternai i miei pensieri".
Maradona: "I giocatori giocano tutti bene, bisogna solo lavorare sulla testa e io sono capace di farlo".
Rientro con il fenomeno argentino, diventato Ct - "Ti ripeto, quella della Nazionale è stata una 'spina'. Non aver vinto nulla è stato pesante, ma come esperienza i Mondiali sono unici. Vincere è sempre bello. Brasile? Sarebbe bello vincere la prossima rassegna iridata, ma non ci sono problemi tra noi e i brasiliani".
Ancora Inter e ko contro il Brescia, nuovo infortunio - "Quello è stato pesante, immaginare tutta la riabilitazione era brutto, ma il calcio mi piaceva ancora e volevo continuare. Per fortuna andò tutto bene. Ringrazio il dottore che mi operò, aveva tanta responsabilità, mi avevano detto anche una piccola bugia, fu uno degli interventi più difficili che fece. Il rientro contro il Napoli? Un'altra grande emozione".
Stagione 2011-2012 e il derby di ritorno - "Abbiamo esagerato con le proteste in occasione del rigore fischiato a Julio Cesar, ma il rigore era clamoroso. Non ce l'avevo con Robinho, ma quei minuti sono stati strani".
Approccio con partita e avversario - "Cerco di essere aggressivo, ma non per avere qualche vantaggio".
Denis: "Essere marcato da lui comporta tante difficoltà, ha tanta esperienza e cattiveria agonistica".
Cassano: "Mena sempre tutti, menò anche me particolarmente, ma io mi divertivo lo stesso con lui!".
Decimo derby vinto, 7 ottobre '12 - "Non sapevo di quella statistica, quando ho letto sui giornali questa cosa pensai che mi stessero gufando! (ride, ndr). Il derby è bellissimo, la città si blocca ed è una sensazione unica. Anche a Roma segnai alla Lazio".
Firmat - "Il posto della mia famiglia, ho trascorso lì tutta la mia infanzia e mi piace sempre quel posto. Mi trattano tutti in modo normale, non ho tanto tempo per tornare a casa, quindi quando torno cerco di stare sempre con la mia famiglia".
Burdisso - "E' nata una bella amicizia con lui, sin dal Boca. Ci siamo trovati qui e nel calcio non è facile costruire rapporti del genere. Una volta conclusa la mia esperienza calcistica di sicuro continuerò ad avere contatti con a lui".
La rosa del Triplete - "E' impossibile essere tutti amici, ma in campo eravamo una cosa sola, nel calcio bisogna fare così. Anche per l'allenatore questa è la parte più importante".
Massimo Moratti - "E' stato importante, abbiamo cercato di vincere anche per lui così si è potuto togliere qualche sassolino dalla scarpa. Ancora adesso è importantissimo per noi".
José Mourinho - "Quando lo vediamo in certi atteggiamenti ci strappa ancora un sorriso, lui 'alzava' tutti, parlare con lui ti crea brividi e penso che anche noi occupiamo una parte del suo cuore. Lui ha sempre detto che saremmo rimasti in contatto. Quello che è successo è stato speciale per tutti".
Oscar Ruggeri, modello da giocatore - "E' il mio leader, guidava la squadra, a volte litigava, ma voleva sempre vincere".
El Padroncito Jorge Bermudez - "E' il giocatore che segnò il rigore decisivo nella finale della Libertadores. Lui mi guidava perché ero giovane, io ero veloce ma lui era forte fisicamente, mi ha insegnato tanto, mi sono trovato benissimo con lui".
La chitarra - "L'ha detto Burdisso che era un mio passatempo! Avrei dovuto iniziare a suonarla molto prima".
El Loco Bielsa - "Mi ha insegnato tanto, non solo a livello difensivo. Ci dava molta importanza, è stato uno di quelli che mi ha insegnato di più. Lui guarda tutto, vedeva tutte le azioni del match e aveva la dote di credere fortemente nelle proprie idee".
Castellazzi: "Abbiamo frequentato insieme il corso per allenatori, anche se l'esame l'ha passato copiando da me!".
Futuro - "Ho ancora la testa da giocatore, mi piacerebbe poi allenare i ragazzi e vedere come vanno le cose in questo campo".
Autore: Francesco Fontana
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