Se ne è parlato a lungo negli ultimi giorni. Piero Ausilio ha provato in tutti i modi a convincere la famiglia Pozzo, proprietaria del Granada, a lasciarlo partire in anticipo, ma a quanto pare l'Inter dovrà accontentarsi di ammirarlo a partire dalla prossima stagione. Parliamo di Jeison Fabián Murillo Cerón, difensore classe '92 del Granada e della nazionale colombiana, che intercettato dai microfoni di Calciomercato.com, ha parlato delle voci di mercato che lo vogliono in Italia, con la maglia delI'Inter: “So benissimo che ci sono delle voci di mercato secondo le quali dovrei trasferirmi a breve all’Inter, ma non credo che sarà così, almeno nell’immediato. La mia testa è rivolta solo al Granada, voglio centrare la salvezza con la mia squadra e poi si vedrà. Fin quando non mi metterò la ‘camiseta’ dei nerazzurri, sempre che ciò accada, resterò concentrato solo sul team andaluso”.


Titi, come lo chiamano solo i suoi parenti, da piccolino infatti il fratello maggiore non riusciva a pronunciare il nome Jeison e si rivolgeva a lui con questo affettuoso nomignolo, rimanda quindi l’approdo in Serie A, confessando in ogni caso di essere già un tifoso dei nerazzurri: “In tenera età sognavo di giocare nel Barcellona, questo perché nei catalani militavano tantissimi campioni, ma in Colombia ho fatto parte del progetto di Inter Campus con il Deportivo Calì, da noi e non potrebbe essere altrimenti, Ivan Ramiro Cordoba è un idolo, quindi conosco l’Inter fin da quando ero bambino ed è chiaro che i nerazzurri siano la mia squadra italiana preferita. Poi c’è il mio amico Guarin che mi ha parlato benissimo della Beneamata e devo dire che mi farebbe piacere giocare un giorno con un mio connazionale come lui. Ma per favore basta dire che fra poco sarò un giocatore dei nerazzurri, lo ripeto per essere più chiaro: ora sono concentrato solo sul Granada, rimango qui, in futuro vedremo”.

Dopo aver lodato lo stesso Cordoba, oltre a Mario Yepes, il calciatore svela il nome del suo idolo: “Thiago Silva, il miglior difensore del mondo, quello più completo e a cui tutti i giovani che ricoprono il suo stesso ruolo dovrebbero ispirarsi”.

Riempito di elogi dalla critica per aver fermato Messi, il giocatore classe ’92, rivela il segreto che sta dietro a quella grande prestazione: “Quando devi marcare gente come Messi o Cristiano Ronaldo ti prepari già molto prima della partita. Sono quegli attaccanti che sogni di marcare, che desiderasti affrontare tutti i giorni, giocare contro di loro ti aiuta a migliorare il tuo rendimento, favorisce la tua crescita e acquisisci molta esperienza – le parole del sudamericano -. Messi può non fare nulla per gran parte del match, poi appare di colpo ed ecco la giocata vincente. Ronaldo invece ama dialogare di più con i compagni, sta nel vivo del gioco in modo più costante ed è pure un giocatore fisico, è difficile marcare uno come lui e lo devi fare con intelligenza ed essere aiutato anche dai tuoi compagni di squadra”.

E quella fase difensiva tanto ripudiata dai molti abitanti della Penisola, potrebbe giocare un ruolo determinante per il suo approdo in Italia: “Da voi si gioca un calcio tattico, difensivamente parlando si lavora tantissimo e i difensori possono solo che migliorare in Serie A”, racconta il Muro.

Legatissimo alla sua famiglia, con la madre casalinga e il padre impiegato in un’azienda di vernici, “sia perché è abituato, sia perché gli piace molto quello che fa”, Murillo è tanto deciso in campo, quanto al di fuori del rettangolo verde di gioco: “Puntavo a diventare un calciatore professionista, non avevo un piano B, e ho dato tutto me stesso per riuscirci, grazie a Dio ce l’ho fatta, ora mi godo il presente, ma vorrei sottolineare come non sia giusto utilizzare la parola ‘sacrificio’ quando si parla di calciatori, direi piuttosto che sono sceso a qualche compromesso – spiega il roccioso difensore - Ho fatto sì tanti sforzi, anche perché il calcio è uno sport che richiede molto disciplina e responsabilità, però quando dovevo andare a scuola lo facevo, non è che fossi un “secchione” ma se dovevo studiare, allora studiavo. Sì può dire quindi che avessi una meta, un sogno e mi sono impegnato al massimo per raggiungerli”.

Lorenzo Peronaci

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 31 gennaio 2015 alle 12:05
Autore: Redazione FcInterNews / Twitter: @FcInterNewsIt
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