Roberto Mancini-Inter, capitolo 2. Con un derby ormai prossimo. Inizia con il botto la seconda avventura del Mancio sulla panchina nerazzurra, che cerca nel match di domenica sera la seconda affermazione da allenatore interista in casa del Diavolo, dopo l'emozionante, palpipante e rocambolesco 4-3 esterno del campionato 2006-2007. C'è molta curiosità circa la formazione che il tecnico schiererà, sia contro Pippo Inzaghi, sia in prospettiva futura, con idee tattiche che dovranno essere assimilate nel minor tempo possibile da Ranocchia, Icardi e compagni, per non perdere di vista l'obiettivo stagionale (dichiarato da giocatori, alenatore e società): il terzo posto Champions League.
Per parlare dell'arrivo di Mancini, della crescita di Dodò, dell''uscita di scena' di Moratti e dell'Inter ideale su cui il tecnico potrà fare affidamento, FcInterNews intervista un uomo che con il neo allenatore interista ha condiviso pagine importantissime, a Milano come nella Roma biancoceleste. Con due scudetti (2005-2006 e 2007-2008) e una Coppa Italia (2005-2006) in bacheca. Trofei che non potrà mai dimenticare.
Parola, quindi, a Cesar Aparecido Rodrigues.
In veste di fedelissimo di Mancini, vorrei chiederti se il recente cambio-panchina all'Inter ti ha sorpreso. Ti aspettavi il ritorno in nerazzurro del Mancio?
"Credo che la sorpresa sia stata totale, per tutti. Anche per lo stesso Roberto che mai avrebbe immaginato un giorno di tornare a Milano. La società ha compiuto un gesto forte, deciso e importante nello scegliere un allenatore del suo calibro, con l'obiettivo tornare ai livelli che un club come l'Inter meriterebbe. Ma ora la società non può fermarsi, dovrà migliorare e costruire sempre di più la squadra per tornare al top".
Addio Mazzarri, ecco Mancini. È la scelta giusta?
"Sì, assolutamente. Anche perché c'erano pochissimo nomi disponibili, l'unico nome che mi viene in mente che avrebbe potuto dare quella scossa necessaria è quello di Spalletti. Ma Mancini è un allenatore internazionale, è una garanzia sotto tutti gli aspetti. Roberto era il massimo che si poteva scegliere. E l'Inter lo ha fatto. Anzi, ha fatto anche di più. Forse la squadra non è quella di qualche anno fa, non essendo ancora all'altezza, ma con lui potrà tornare ad altissimi livelli".
Tu con il mister hai avuto un rapporto speciale. Dopo il no di Adani per sedersi in panchina accanto a Mancini in veste di vice allenatore, chissà che ora non possa prepotentemente entrare di diritto nel novero dei candidati proprio il tuo nome. Un sogno, un'ipotesi o niente di tutto ciò: Cesar come risponde?
"Sicuramente è un sogno, ma non credo sia una situazione che accadrà domani. In queste circostanze si avanzano parecchi nomi, a maggior ragione dopo la scelta di Adani. Ma per dinamiche, opportunità e per rapporti non credo che possa diventare il vice allenatore dell'Inter. Rispetto la scelta di Lele, per me non sarebbe così, ma ora non sarebbe fattibile per quanto mi riguarda. Per più di un motivo, che non tutti sanno. A questo punto Roberto farà tante e opportune valutazioni, per poi scegliere il meglio per questo ruolo, perché il profilo dovrà essere perfetto".
Hai detto che diventare il vice allenatore dell'Inter sarebbe un sogno. Per quale motivo non sarebbe fattibile questa opportunità?
"Sono situazioni e dinamiche riguardanti anche cicli e cambiamenti. Non dico che non potrei diventare il vice di Mancini, però, ripeto, sono dinamiche che devono essere prese in considerazione per trovare delle soluzioni. Non è che non si può fare, ma credo che in questo momento occorra una soluzione 'da intraprendere' per portare a termine il lavoro nel migliore di modi".
Accantonando per un momento il discorso relativo a Mancini, vorrei chiederti un commento su Dodò. Brasiliano come te e stessa lingua in campo, come valuti il suo inizio di stagione? Può diventare uno dei top nel suo ruolo in Europa?
"Le potenzialità ci sono, e credo che per Mancini sarà un giocatore fondamentale. Con le idee tattiche del mister credo possa migliorare ulteriormente, proprio come fece con me. Mi ha dato fiducia e mi ha fatto crescere, trattando tutti allo stesso livello. Personalmente mi comportavo sempre da professionista, per cercare di migliorare. E Mancini apprezzava molto il mio modo di intendere il nostro lavoro. E credo che con Dodò potrà accadere la medesima cosa. Il tecnico lo metterà nelle migliori condizioni per poter dar sfogo alle proprie grandi qualità, anche se ci vorrà del tempo. La situazione dell'Inter di oggi è abbastanza particolare, con un derby ormai prossimo, e ci vorrà pazienza per vedere l'esplosione dell'ex esterno della Roma. Sicuramente le potenzialità sono importantissime, spero possa cogliere subito le idee dell'allenatore".
Cesar, salendo sulla 'macchina del tempo' e tornando alla tua esperienza nerazzurra, cosa ti viene in mente? Quegli anni li consideri un rammarico per non aver avuto la possibilità di rimanere a Milano per più tempo o saranno per sempre delle pagine indelebili nella tua vita?
"No, non saranno mai un rammarico. Anche se, ovviamente, mi sarebbe piaciuto continuare quel percorso e rimanere all'Inter per più tempo. Per me è stato un passaggio importantissimo, in una società storica, avendo la fortuna di giocare con campioni incredibili. Purtroppo non è stato possibile rimanere per più tempo, ma ho vinto e oggi penso ai miei anni all'Inter con il sorriso. Vieira, Ibrahimovic, Julio Cesar, Zanetti, Crespo, Maicon, campioni con i quali ho condiviso vittorie e momenti bellissimi. Ripeto, avrei voluto continuare, ma rimane un'esperienza indimenticabile".
Domanda tattica: che Inter dovranno aspettarsi i tifosi nerazzurri con Mancini in panchina? Quale sarà il modulo che utilezzerà, almeno sulla 'carta'?
"Avendo l'intera rosa a disposizione credo che il modulo migliore sia il 4-2-3-1, ma dipenderà molto dalla condizione fisica dei singoli e del momento della squadra. Non dimentichiamoci che Mancini non ha tempo per sperimentare, il tempo è poco e l'Inter dovrà raccogliere tanto nel breve periodo. Ma la forza del tecnico consiste proprio nella mentalità. Il discorso del modulo, come detto, dipenderà molto dalla condizione fisica. Sicuramente lui opterà per la miglior Inter possibile".
Moratti ha da poco lasciato la 'poltrona' di presidente onorario, pur mantenendo ancora la propria quota societaria. Che idea ti sei fatto circa la graduale uscita di scena dell'ex patron?
"Moratti ha fatto la storia dell'Inter, ed è rimasto al comando fino a quando ha avuto energie e possibilità. Pian piano sta uscendo di scena perché non si trova più coinvolto in prima persona, lui da sempre abituato a stare al 'primo posto'. Mi dispiace, perché ha fatto la storia del calcio italiano, ma sono passaggi normali. I cicli iniziano, arrivano al massimo e poi si concludono, e non sarà di certo l'abbandono alla carica di presidente onorario ad intaccare quanto ha fatto durante i suoi anni da presidente dell'Inter. Rimarrà per sempre nella memoria degli appassionati di calcio".
A Milano, ma non solo, gli occhi saranno puntati sul derby di domenica sera. Come arrivano le due squadre a questo appuntamento? Senti di sbilanciarti con un pronostico?
"Potremmo parlare per ore delle caratteristiche dei giocatori e di tantissime altre cose, ma il derby resta e resterà per sempre il derby. È una partita particolare, con emozioni uniche. Non sono d'accordo con quelli che dicono che è una sfida come le altre, forse lo è solo perché in campo 'corre' il pallone come in ogni altro match. Resta una gara unica, Milan-Inter è un 'classico', una sfida unica per bellezza, livello, fascino ed eleganza. Non posso sapere se l'Inter vincerà o meno, ma mi auguro che possa farcela. Sarebbe bello per la società, per i tifosi e per Mancini stesso. E poi l'Inter ha fatto parte della mia vita: a Milano ho giocato, ho vinto, mi sono divertito, mi sono espresso anche a livello europeo. Non posso fare altro che tifare Inter in questo derby. Andrebbe bene anche un 'mezzo a zero' (ride, ndr)".
In conclusione, il tuo messaggio pubblico per mister Mancini.
"Rivolgo al Mancio un grossissimo 'in bocca al lupo'. Lui ha sempre messo al primo posto la squadra, il mio augurio è che possa raggiungere obiettivi importanti in questa sua seconda esperienza sulla panchina dell'Inter".
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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