Vittoria. Ottavi di finale. Sì, è stato decisamente un degno epilogo di serata per la Mancio-Inter che inanella la quarta vittoria in cinque partite e si mette comoda sul divano in attesa di scoprire (oggi alle 13) il prossimo avversario della campagna europea di questa stagione. E dire che l’inizio della partita era stato titubante, timoroso: qualche errore di troppo, schiacciati nella propria metà campo, per poi uscire (e gestire) alla distanza, con la conclusione del Guaro che ha fatto calare definitivamente il sipario sui 180’ di Inter-Celtic, permettendo ai nerazzurri di conquistarsi l’agognata qualificazione. E, se c’è come sempre qualche ombra nella prestazione interista, vanno sottolineate quelli che sono i meriti della banda di Mancini che, piano piano, sembra trovare sempre più fiducia nei propri mezzi, riuscendo a vincere partite che qualche tempo fa li avrebbero visti sconfitti (e, nella maggior parte dei casi, pure umiliati). 

L'ASTUZIA DEL MANCIO - Sì, ormai Mancini - come si suol dire- conosce i suoi polli. Quindi, quando si è trattato di schierare un undici tale da resistere alla partita che aveva intenzione di condurre il Celtic, il tecnico di Jesi ha capito che sarebbe stato inutile disegnare una squadra difensivista: l’Inter, ad oggi, quando subisce, di solito prende gol. Quindi out Kuzmanovic e dentro Hernanes (del Profeta leggerete poco sotto), confermati invece Guarin e Medel, ormai insostituibili per l’economia tattica della squadra. Si sceglie la via della propositività e la scelta, seppur con qualche cigolio di troppo ad inizio partita, paga. In corso d’opera, la ridefinizione del 4-2-3-1, con la capacità della squadra di traslare le proprie geometrie e di farsi più compatta, fino al gol liberazione di Guarin che - nonostante una prestazione scandita dai consueti scatti- si dimostra decisivo. E questo, ad oggi, al Mancio va benissimo. 

LA PROFEZIA... DEL PROFETA- “L’avevo detto dopo Napoli: questa sarà l’ultima delusione”. Parole e musica di Anderson Hernanes, numero 88 nerazzurro che oggi è tornato alla grande dal primo minuto. E, in effetti, da allora tutto sembra migliorato. Il lavoro pagato e il brasiliano ne è il risultato: nonostante una condizione non proprio ottimale, ha continuato a sgobbare in allenamento fino a che Mancini non l’ha schierato titolare. Il risultato? 96% di passaggi riusciti, 2 azioni da gol create, quattro dribbling e un intercetto. Il Profeta è tornato? Una rondine fa primavera. Ma la cosa importante è che il desiderio del Mancio si sta avverando: la rosa non è più basata su undici titolari e basta, ma si sta ampliando, grazie al recupero di giocatori che sembravano totalmente sconnessi dalla realtà Inter. E in campionato torna Brozovic… 

ICARDI A TUTTO CAMPO - È stato criticato tanto, decisamente troppo per quello che è il suo rendimento. E, ma i movimenti… E, ma i passaggi… E, ma prova a toglierlo dall’area di rigore… Icardi ha annotato tutto e, a poco a poco, sta rispondendo a tutti gli scettici. Altra prestazione importante del numero 9 nerazzurro, senza gol ma con una serie di movimenti determinanti. E’ lui la causa dell’espulsione di Van Dijck, con uno stop a seguire che ha deliziato i palati più fini. Poi movimento, sponde, giocate a tutto campo. Icardi non è solo goal. Icardi sta diventando una macchina sempre più decisiva, la curva di crescita si sta impennando vorticosamente. Thohir, si blindi il ragazzo il più in fretta possibile.

LA FRECCIA SANTON - Okay, ha rischiato il fallo da rigore per un’entrata in ritardo su Armstrong. È anche vero che nel primo tempo ha perso qualche pallone di troppo, ma tant’è: Davide Santon, ad oggi, per questa Inter è un giocatore importante. Il bimbo s’è fatto uomo, spalle larghe da chi ha vissuto un’esperienza formativa, sguardo determinato e piedi che arano la fascia più e più volte a partita. È da una sua iniziativa che nasce il gol di Guarin, del resto. Poi, tanto lavoro sporco: 3 tackle vinti, 2 palloni recuperati, altrettanti duelli aerei vinti e pure l’ars offendi dell’ex Newcastle si dimostra in palla: due dribbling, 3 cross e un’azione da gol creata. La rete del Guaro, appunto. 

UNO, DUE, TRE PITBULL: SEMPLICEMENTE GARY MEDEL - E dire che Mancini all’inizio non lo riteneva titolare. Poi se n’è accorto: “È l’unico che corre, il minimo è farlo scendere in campo”. Da lì in poi, titolare inamovibile. Ago della bilancia delle due fasi della manovra interista. Medel, uno, due, cento mastini sguinzagliati per il campo a interdire, pressare, rubare palla. Ma il dato più incredibile riguarda i duelli aerei: Medel ne ha vinti 5 su 6 tentati. Mica male per un giocatore alto poco più di un metro e settanta. Il pitbull non molla mai. 2 intercetti, 3 azioni bloccate e tantissima garra, oltre ad una presenza costante all’interno del match. Se il fortino interista non è crollato settimana scorsa al Celtic Park, è anche merito suo. E continua a fornire lo stesso apporto, partita dopo partita. Insostituibile. 

SHAQ IN OMBRA... OPPURE NO? La verità è che ci si aspettava di più da Xherdan Shaqiri. Un po’ troppo in ombra lo svizzero per i suoi standard, ingabbiato totalmente dal pressing asfissiante (e da qualche calcione) degli scozzesi. Eppure, se si vanno a spulciare meglio i momenti chiave della sua partita, si denota subito come in realtà l’ex Bayern Monaco sia stato spesso al centro dell’azione: quattro azioni da gol create, nove cross tentati, due dribbling effettuati. Numeri, sì. Da cui si evince che il cubo magico (come lo chiamano in Svizzera) è sempre più fondamentale in questa Inter. E ora, qual è il prossimo step della crescita dell’Inter? Confermarsi contro la Viola, domenica sera, of course. La corsa per la Champions League si fa durissima, ma è proprio con Mancini che l’Inter si è dimostrata essere Pazza che più pazza non si può. Quindi… 

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 27 febbraio 2015 alle 08:00
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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