"Divido il genere umano in due categorie: quelli che si svegliano perché c’è la luce e quelli che invece hanno voglia di vivere. Io ho voglia di vivere e il calcio è la mia vita". Così Carlo Tavecchio, 73 anni, presidente uscente della Federcalcio. spiega la sua nuova candidatura alle prossime elezioni. Intervistato dal Corriere della Sera, Tavecchio ha parlato anche di argomenti spinosi come i rapporti tesi con la Juventus per Calciopoli.

Tommasi, presidente dell’Assocalciatori, non ha preso bene l’endorsement di Ulivieri che con gli allenatori voterà per lei.
"Pur comprendendo il clima elettorale mi sono meravigliato per il tono di Damiano. Nessuno di noi ha obbligato Ulivieri a schierarsi. Gli allenatori italiani sono un’eccellenza nel mondo e abbiamo pensato di qualificare tutte le squadre delle società affiliate alla Figc con un tecnico patentato. I primi a beneficiarne sarebbero proprio i calciatori".

Come sono stati i suoi primi due anni e mezzo?
"Produttivi. Stiamo lavorando tanto in Italia e a fianco dell’Europa".

Si spieghi meglio.
"Siamo stati i primi grandi elettori di Ceferin, nuovo presidente dell’Uefa; siamo ben rappresentati con Andrea Agnelli all’Eca e con la Christillin alla Fifa dove abbiamo votato Infantino. Per il rappresentante all’Esecutivo Uefa abbiamo indicato Uva. Siamo in prima linea nella sperimentazione della Var, abbiamo chiesto la gara inaugurale dell’Europeo itinerante del 2020 e ottenuto l’organizzazione dell’Europeo Under 21 nel 2019".

E in casa nostra?
"Tutti ora hanno scoperto il rating, noi ci lavoriamo dal 2015 con altri nomi. Vogliamo modernizzare il sistema e arrivare ad avere società sostenibili. Innovazione e formazione, il nostro slogan. La riforma delle rose è stato il primo passo. Dei centri federali sono particolarmente orgoglioso: lunedì diventeranno 20. Nel 2020 saranno 200. Questo significa che potremo lavorare su un bacino di 800mila Under 18 che avranno negli allenatori italiani una guida sicura. Volete dire che non ne tiriamo fuori 50 per la Nazionale?".

È un suo fallimento non essere riuscito a ridurre la serie A a 18 squadre?
"La Lega ci ha anche pensato, ma quelli della parte destra della classifica, più altri quattro club della parte sinistra, si sono opposti. Questa riforma non la voteranno mai. Cambiare è impossibile. Forse mi sono illuso. Però non ci siamo arresi. Abbiamo scelto una strada praticabile con una sorta di controllo di qualità, che andrà a regime fra tre anni. I conti dovranno essere in ordine, gli impianti a norma. Basta deroghe. Siamo il Paese delle deroghe: sulle luci, sui seggiolini, su tutto".

Andrea Agnelli era un suo grande oppositore. Ora, invece, è dalla sua parte.
"Abbiamo imparato a conoscerci alle riunioni sulla mutualità ed è nato un rapporto. Ha detto che voterà per me e ne sono contento".

La Juve non si arrende e continua a chiedere i danni alla Figc per Calciopoli.
"La Federcalcio era disponibile a trattare per trovare un accordo. Loro però hanno deciso di andare avanti. In ogni caso decidere sulle azioni di rivalsa non spetta a me, ma al Consiglio Federale".

Sezione: Focus / Data: Ven 17 febbraio 2017 alle 11:10 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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