Puntuale come gli anticicloni nordafricani e un ritmo latineggiante che finirà puntualmente con lo stordirci i timpani finché settembre coi suoi venti di pioggia vincerà, è arrivato il tormentone del calciomercato estivo nerazzurro. E ancora una volta protagonista, è il capitano dell’Inter Mauro Icardi: che non fa in tempo a festeggiare la sua prima qualificazione in Champions League con la maglia nerazzurra che subito cominciano a farsi pressanti le voci sul suo futuro, sul prolungamento del contratto, sulla clausola rescissoria e via cantando. Solo che, questa volta, pare che la trama si sia intrisa di un particolare inedito, per certi versi inquietante: nel ruolo dell’antagonista pare essere entrata la Juventus, alla quale sarebbe balenata l’idea di proporre un clamoroso scambio con Gonzalo Higuain annesso conguaglio economico.

Quello che è successo è cosa ben nota: levate di scudi, rievocazione dell’ipotesi di scambio tra Mirko Vucinic e Fredy Guarin saltato per la sollevazione dei tifosi interisti, orgogli dilaniati e via cantando. E dichiarazioni, tante dichiarazioni: dichiarazioni quasi esclusivamente da parte nerazzurra, anche se pure dal fronte bianconero qualche bordata è arrivata. E dichiarazioni che non hanno aiutato nemmeno troppo a fugare i dubbi circa la ferrea volontà da parte dell’Inter di respingere ogni assalto per il suo capitano e goleador: partendo da Luciano Spalletti che in maniera un po’ fatalista ha sottolineato l’esistenza della clausola, passando per Alessandro Antonello, che comunque da buon Ceo ha sottolineato le esigenze finanziarie dell’Inter, fino a Marco Tronchetti Provera e Massimo Moratti che uno se ne è sostanzialmente lavato le mani l’altro, nella sua visione da tifoso, alla fine ha considerato l’ipotesi come non da gettare via a priori. Almeno fin quando non si è espresso Javier Zanetti alzando le barricate intorno all’erede della sua fascia di capitano giurando senza se e senza ma che lui farà parte dei progetti futuri dell’Inter.

Progetti, appunto: occorre fermarsi un po’ di fronte a questa parola. È evidente il fatto che Icardi sia, nel bene e nel male, l’anima dell’Inter: trascinante coi suoi gol, che sono stati tantissimi e parecchie volte decisivi per le sorti degli incontri, talento straordinario che però imbecca la giornata sbagliata, e più di una volta questo è successo, diventa abulico, impalpabile, un punto di riferimento che quando viene a mancare con le sue reti diventa un problema per tutta la squadra che raramente riesce a trovare una exit strategy adeguata ai suoi momenti di luna storta. Se non ci fossero condizionamenti di sorta, di sicuro l’Inter non avrebbe problemi a chiudere a doppia mandata le porte alle possibili pretendenti per Maurito; ma è altrettanto fuori di dubbio che in Corso Vittorio Emanuele avvertano con certo fastidio anche quello che si presume essere l’irritazione non tanto di lui, che sornione non si espone, quanto della moglie-agente Wanda Nara, tornata a esporsi con le sue dichiarazioni ambigue nel tentativo di stuzzicare la controparte ad alzare ulteriormente l’ingaggio del giocatore e, perché no, anche ad aumentare la famigerata clausola rescissoria.

L’Inter, comunque, almeno per quel che concerne il mercato italiano ha il coltello dalla parte del manico, forte di un contratto fino al 2021 e anche del fatto di non avvertire minimamente la necessità di vendere un giocatore che gode comunque della stima, ricambiata, di tutto l’ambiente e che a Milano ha sempre dimostrato di trovarsi a suo agio, condizione che forse da altre parti, con altri protagonisti citati in questa vicenda, è venuta decisamente meno. E se proprio deciderà di privarsene, sicuramente non lo farà perché presa per il collo da qualcuno ma perché comunque ci sarà alle spalle un ragionamento logico. La scadenza della clausola da 110 milioni al 15 luglio, come dichiarato in passato, è stata fissata per permettere al club di avere il tempo per poter trovare, possibilmente in maniera preventiva, un degno sostituto, magari nell’attesa dell’esplosione di Lautaro Martinez.

Se la cessione di Icardi dovesse diventare (ma perché, poi) una strada obbligata, quella di avere il contante maledetto e subito rimarrebbe sicuramente l’opzione preferibile; ma non ci sarebbe probabilmente troppo da scandalizzarsi se l’Inter, alla fine, pensasse di prendere davvero in considerazione l’idea dello scambio pazzo. Perché non sarebbe fuori da ogni logica l’eventuale valutazione del club nerazzurro che si ritroverebbe, oltre ad una plusvalenza di piombo, un’alternativa immediata per le mani, un elemento di indiscusso calibro internazionale, che potrebbe arrivare o senza troppe motivazioni oppure con una fame e una voglia di rivalsa nei confronti di chi lo scaricherebbe senza troppi perché, e che comunque potrebbe avere ancora sulle gambe 1-2 stagioni ad altissimo livello. L’importante, però, è scongiurare quelli che possono essere gli effetti negativi dell’operazione: i bilanci che rischierebbero di subire un altro bagno di sangue considerato il fatto che comunque ad Higuain andrebbe garantito un ingaggio importante per quello che sarebbe l’ultimo contratto di rilievo della sua carriera, spalmabile oltretutto in un periodo limitato; le potenziali poche prospettive di rivendita a cifre importanti; dubbi anche legati al campo, alla sua effettiva costanza atletica ora che l’età non è più verdissima, anche se il contributo in zona gol non si potrebbe discutere.

Per cui, in caso proprio di extrema ratio, la soluzione diventerebbe più plausibile (tollerabile, a seconda dei punti di vista) se l’Inter mettesse il Pipita al centro di un piano tecnico fatto di investimenti per altri giocatori di rilievo che possano portare la squadra a mettere nuovi titoli in bacheca, all’interno del quale l’argentino potrebbe diventare il perno ma anche il mentore di un gruppo di qualità in cui potrebbe sparare al meglio le ultime cartucce e lasciare il testimone senza troppi rimpianti. Difficile da pensarsi oggi, se si considerano le difficoltà attraversate recentemente; molto meno in un futuro prossimo, visti anche i miglioramenti dei bilanci frutto anche del grande sforzo di Suning e i potenziali benefici effetti del ritorno a pieno regime nel giro della Champions, obiettivo dichiarato anche dal tecnico Luciano Spalletti.

Giusto per rilassarvi: alla fine tutta questa sceneggiatura non sembra destinata a diventare un film fatto e finito, pur essendo il calciomercato un labirinto che nasconde insidie ad ogni angolo, non si può mai sapere come andranno a finire certe storie finché non ci sono ufficialità e parole di rito. Certo, c’è una cosa che lascia tutti un po’ così: che un giocatore all’Inter da cinque anni, insignito della fascia di capitano, coccolato e amato da (quasi) tutta la tifoseria, riconosciuto come portabandiera della squadra, finisca periodicamente col salire alla ribalta perché viene messo in discussione da terzi il suo futuro in nerazzurro, mentre chi è arrivato all’Inter solo l’estate scorsa tra mille critiche per poi salire alla gloria grazie ad un campionato monstre che gli è valso l’interesse dei mostri d’Europa il suo futuro lo vede solo tinto dei colori del cielo e della notte.

Milan Skriniar non tira mai indietro la gamba: in campo, anche in una banale amichevole contro i Paesi Bassi del suo prossimo compagno Stefan de Vrij, gioca novanta minuti e li fa come se si trattasse di una finale Mondiale, producendosi in giocate di alto livello e divertendosi a scherzare Memphis Depay, quasi a volergli dare un antipasto di quello che lo aspetterebbe qualora dovesse davvero approdare in Italia. E non lo fa nemmeno fuori, quando ribadisce ad ogni occasione di voler restare all’Inter per giocarsi la Champions, facendo marameo ai rumors e mettendo nel sacco anche gli ammiccamenti dell’agente. Parole che altro non fanno che aumentare l'orgoglio del popolo interista, al punto che c'è chi avanza addirittura l'ipotesi di vederlo come nuovo capitano. 

Difficile aspettarsi una presa di posizione simile da parte di Icardi, se non altro perché l’intimità familiare è comunque sacra; è ovvio però che, in un mondo in precario equilibrio come questo, avere la certezza nei mezzi e nelle parole di uno come Skriniar aiuta. Sempre.

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Sezione: Editoriale / Data: Sab 02 giugno 2018 alle 00:00
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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