Trentasette anni. Ti rendi conto, Javier? Oggi soffi sulla torta per la trentasettisima volta, inizi a faticare per far spegnere quelle maledettissime candeline. No, non è possibile. Ogni domenica ti vedo scorazzare su quel prato verde che costituisce la tua vita come fossi un ragazzino di diciotto anni: hai saltato e continui a saltare gli avversari come birilli, porti avanti quel pallone come nessuno, hai fermato l'alieno Messi e hai vinto tutto quello che potevi vincere. No, mio capitano, non puoi avere trentasette anni. Non riesco ancora a crederci: basta guardarti in faccia, quel volto così pulito e leale, quel ciuffo di capelli che anche sotto le giornate di pioggia torrenziale, come a Parma, resiste in alto, fiero, a rispecchiare la faccia onesta di un calcio che non esiste più. Già, capitano: tu, che non salti una partita, che aiuti i giovani a crescere, che nel giorno del tuo matrimonio, prima di presentarti in chiesa, hai fatto una puntatina ad Appiano per allenarti. Tu oggi compi trentasette anni, tu ieri hai sancito, senza altare stavolta, il tuo altro matrimonio, quello con l'Inter, che durerà per altri tre anni, e parlo solo di calcio giocato. Arriverai fino ai quaranta: non voglio nemmeno pensare a quando taglierai il traguardo, anche perchè il tuo elisir non finirà mai. E' un incantesimo meraviglioso, la formula è contenuta nelle tue lacrime.

E chi lo dimenticherà mai, quel pianto. Tu, Javier, desideravi solo quello: vincere la Coppa dei Campioni con l'Inter. Era il tuo chiodo fisso, un incubo e al tempo stesso un sogno. La speranza nel cuore di chi lotta è sempre viva, e tanto hai fatto che ci sei riuscito. E poi, quelle tue lacrime: tantissime, bellissime, intense. Il sentimento di tutti gli interisti era rispecchiato dal tuo volto, sempre composto, ma di un uomo vero che aveva superato mille ostacoli, mille battaglie per arrivare a quel risultato, con quella maglia addosso. La baciavi, Javier. Poi guardavi in cielo: avrai trovato Giacinto, lì, con te. Nel segno dell'onestà, della pulizia, della lealtà, dell'onestà. E' stata una notte fantastica, come quella di trentasette anni fa: cadono le stelle il 10 agosto, a San Lorenzo. E quel 10 agosto 1973 è caduta la stella più bella, più luminosa. Sono sicuro che non piangevi, da bambino: eri un tipo fiero, forte, che sapeva già che nella vita si cede soltanto nei momenti felici. Le tue lacrime dell'elisir le avresti spese solo nel momento giusto, non per un giocattolo in meno o un gelataio chiuso.

La tua onestà ti ha sempre portato a fare della felicità e della giustizia la cosa più importante. Ai bambini, tu, hai donato il sorriso che hai stampato sul volto, per la loro gioia e perchè è giusto così. E tra quelle lacrime del 22 maggio, e quei sorrisi di tutti i giorni, la realtà diventa un capitano straordinario. Un uomo vero, un campione di semplicità, un'immensa leggenda, il capitano che non spunta, non scalcia gli avversari, non simula, non urla, non è violento, non è mai scorretto. Trentasette anni, e non sentirli. Trentasette anni, e vai avanti a testa altissima. Quindici anni sono di Inter, ma è bastato un giorno per farci capire che la famiglia nerazzurra può stringersi attorno a quel tuo limpido sorriso ancora per tantissimo tempo. Ma quando hai pianto tu, il tempo si è fermato. Come si ferma quest'oggi, perchè tutto il popolo interista vuole celebrarti in un giorno importantissimo per te: il tuo compleanno più bello, con quella maledetta Coppa finalmente vinta, e con altre due sollevate al cielo. Con altri tre anni, nerazzurri, sotto gli occhi della gente che più ti ama al mondo. Tanti auguri, mio capitano. Nessuno, mai, sarà come te.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Mar 10 agosto 2010 alle 00:09
Autore: Fabrizio Romano
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