"Sono del parere che se si deve muovere una critica, è preferibile farlo dopo una vittoria. Le sconfitte tendono ad enfatizzare le delusioni, mentre le vittorie (soprattutto quando si vince tutto, come lo scorso anno) provocano l’effetto opposto, una sorta di convinzione di invincibilità, che fa credere ai tifosi, e talvolta anche ai protagonisti, di essere più forti di qualunque cosa: l’età che avanza, i limiti tecnici e della rosa, gli infortuni, la disparità di giudizio degli arbitri e non ultimo, il saluto del grande trascinatore, del condottiero che ha cambiato il volto della squadra. Qualcuno (tra cui il sottoscritto) aveva lanciato l’allarme già la scorsa estate quando, in seguito al conseguimento del prestigioso triplete, l’Inter aveva l’opportunità di correggere alcuni errori commessi in passato, e confermarsi finalmente tra l’elite del calcio europeo. Purtroppo così non è stato. Dire che la stagione attuale è stata semplicemente sfortunata (gli infortuni, il cambio di allenatore, i troppi impegni dei calciatori nell’ultimo anno) sarebbe a mio parere un grosso errore. L’Inter è la squadra più vecchia in Europa, e in campo si vede. I giocatori corrono poco, anche per caratteristiche, non saltano spesso l’avversario di turno e di conseguenza il contropiede è lento. Il confronto è palese, se si guarda una partita come il “clasico”. Gli infortuni quando si giocano 60 partite in campi disastrati come avviene in Italia (speriamo di riuscire ad adeguarci all’Europa al più presto), non possono essere sottovalutati, e se hai la coperta corta, prima o poi te ne accorgi. E il rammarico aumenta se si pensa che Cavani, Hernanes e Sanchez sembravano acquisti certi, salvo poi ritrovarli a fare le fortune delle squadre in cui adesso militano. Poi ti ritrovi a rincorrere una squadra che ha 10 punti in più in classifica grazie agli “errori” arbitrali, e non devi pensar male se il proprietario è il Presidente del Consiglio, nonché proprietario di televisioni e quotidiani (che minimizzano il tutto), e l’A.D. è il presidente di Lega, beccato nelle intercettazioni a chiacchierare con arbitri e guardalinee. Eppure, nonostante tutto questo, dopo una estenuante rincorsa, il 2 aprile eravamo lì a giocarcela coi rivali, e mentre i loro giocatori restavano a Milano a preparare la partita, i nostri erano in giro con le nazionali per le amichevoli. Inaccettabile giocarsi la stagione in questo modo, la società doveva mediare con giocatori e federazioni per preparare quella settimana in modo perfetto, invece siamo arrivati bolliti all’appuntamento clou. Il Milan vincerà un campionato livellato verso il basso, ma senza i favori di cui parlavo l’Inter paradossalmente poteva ancora giocarsela. Per questo fatico a capire cosa si nasconde dietro il silenzio di Moratti, che ha accettato tutto senza batter ciglio. La mia, comunque, non vuole essere una accusa alla società, sia chiaro, solo voler sottolineare gli errori per evitare che questi si ripetano. Abbiamo la forza per concludere la stagione nel miglior modo possibile, ovvero Coppa Italia e secondo posto. Poi dovremo ripartire, stavolta senza regalare vantaggi agli avversari. Occorre un programmazione chiara, a cominciare dall’allenatore. Leonardo ha il merito di aver riportato entusiasmo nel gruppo, ma mostra evidenti limiti tecnici. Non ci si improvvisa allenatori, ma se da un lato è stato protagonista di una estenuante rimonta, è anche vero che ha fallito quasi tutti gli appuntamenti con avversari di un certo livello (Udinese, Juve, derby, Shalke, e col Bayern non ha convinto del tutto), com’era già successo quando allenava il Milan. Forse merita di cominciare la stagione a luglio e non a gennaio, per un giudizio completo, ma i dubbi restano. Per sostituirlo si fanno tanti nomi, ma la verità è che il tifoso nerazzurro al timone vorrebbe solo Josè Mourinho. La Coppa de Re è stata emozionante non solo per i madrileni, ma anche per noi interisti. Per un attimo sembrava di rivivere le mirabolanti imprese dello scorso anno. Col senno di poi, Moratti mi perdoni, ma i 16 milioni (poi scontati a 10!) per liberare Mourinho erano veramente pochi. Forse non sarà quest’anno, ma un giorno (speriamo non troppo lontano), come lui stesso ha dichiarato, tornerà all’Inter, la sua casa. E per come se ne è andato, aggiungo io, ce lo deve".
Salvatore
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