"Adesso se ne può parlare apertamente: Rafa non è più il nostro mister. Ripercorrendo la strada che l'ha portato fin qui, è palese che il feeling tra Benitez e la famiglia dell'Inter non è mai nato. Dalle prime battute s'è visto solo un rapporto limitato all'esclusiva guida tecnica: non ci sono state grandi dimostrazioni di affetto, da una parte e dall'altra. L'impressione che hanno dato Benitez e il suo staff è stata una freddezza unica, senza un briciolo di passione, senza un tocco di grinta, senza metterci il cuore. Caratteristiche che ogni allenatore aveva avuto finora, perchè innamorarsi dell'Inter e di tutto ciò che la circonda è inevitabile. Una passione che ha travolto anche chi credeva di essere un duro, di saper gestire le proprie emozioni, e che dopo è finito in lacrime davanti a tutto il Mondo e tra le braccia dei propri ragazzi.
L'esonero di Benitez potrebbe rievocare i fantasmi del passato, facendo ripiombare i tifosi in uno sconforto svanito dopo i successi ed un 2010 glorioso. Adesso son convinto che la storia è ben diversa: Moratti è cambiato, ha capito quali sono le priorità; si è creato un gruppo compatto, unito, una roccia dinanzi a tutti gli attacchi che, dal 9 marzo 1908, piovono in continuazione. Finalmente abbiamo uno spogliatoio degno di essere chiamato tale, un nido pieno di rispetto, senza narcisismi, solo con uno scopo: onorare l'Inter!
Resta comunque un momento delicato, che va affrontato con la massima serietà e buttando il cuore oltre l'ostacolo. Queste sono le occasioni in cui rivedere i miti che hanno fatto la storia della Beneamata farebbe commuovere il popolo nerazzurro. Gente che antepone il bene dell'Inter al proprio stipendio. L'addio (forzato) di Lele Oriali è stato una mazzata dopo i trionfi vissuti. Hanno sofferto tutti per questa scelta, ma la stima reciproca non è mai svanita. Questo è il momento giusto per rientrare a far parte di un progetto utile, di continuità, tutti uniti per lo stesso fine.
Ed a proposito di cuori nerazzurri, Walter Zenga è l'identikit dell'allenatore che TUTTI i fedelissimi vorrebbero alla guida della squadra. Uno che "verrebbe a piedi dall'Arabia Saudita", con i piedi disrtutti, ma col sorriso sulla bocca. Volendo dare anche un giudizio tecnico, il nostro "Uomo Ragno" non ha dato un'impressione malvagia negli anni in cui è stato sulla panchina di Catania e Palermo (lo stesso Mou ne aveva lodato le capacità). Sarebbe la persona giusta, anche se prendesse vita l'idea del "traghettatore". Il fatto di conoscere l'ambiente è un gran vantaggio. E poi, il portiere è una figura simbolo dell'attaccamento alla maglia: la difesa della porta; l'ultima speranza per i compagni di non subire gol; la sicurezza che si offre bloccando la palla in uscita su un corner; lo sforzo disumano nel cercare di andare a togliere il pallone che potrebbe far felici gli avversari, ma ancor di più il pubblico che alle spalle, subito dopo, ti ricoprirà di applausi e ovazioni.
Abbiamo bisogno di gente così. Col sangue nerazzurro. Tutto sempre per il bene di ciò che ci infiamma il cuore: l'Inter".

Giuseppe
 

Sezione: Visti da Voi / Data: Sab 25 dicembre 2010 alle 10:04
Autore: Redazione FcInterNews
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