Il Benevento non ci sta e il suo presidente, Oreste Vigorito, non le manda a dire. "Dopo la delibera della Lega di A ho pensato ai fuochi d’artificio a Capodanno. Ma il trentun dicembre i fuochi te li aspetti, mentre quando senti i botti a inizio giugno pensi di ritrovarti in mezzo a un carnevale ritardato in cui qualcuno si è tolto finalmente la maschera. Blocco di retrocessioni e promozioni, siamo al blocco dei cervelli e della dignità", dice al Corriere dello Sport.  

Un’altra promozione è alle porte, presidente, il guaio è che qualcuno non ve le vuole aprire. 
"Tre mesi fa fui molto chiaro: il Benevento è disposto ad accettare qualsiasi decisione, a condizione che sia nell’interesse del calcio. Ma se a prevalere sarà una lobby, la stessa che in questo periodo sta mettendo in difficoltà la ripartenza, prevedo spiacevoli conseguenze". 
 
Quali? Ce le anticipi. 
"L’unico criterio che riconosco è il merito sportivo, è la prova del campo. I nostri sforzi non solo economici, ma anche tecnici, hanno portato a un risultato che è davanti agli occhi di tutti, adesso sento parlare di blocco di retrocessioni e promozioni. Devo accettare che il Brescia resti in A con 16 punti e il Benevento in B con 69, due e mezzo a partita, quasi cento potenziali? Ma di cosa stiamo parlando? Il covid è vissuto da molti come una tragedia e da altri come un’opportunità, lo trovo inaccettabile. I presidenti che pensano di poter cancellare con un colpo di spugna gli errori commessi in sede di mercato o di gestione della stagione si sbagliano di grosso: il confine della sportività, del merito e del buonsenso non deve essere mai superato. Lei mi ha chiesto di anticipare le conseguenze. La accontento: nel caso in cui prevalessero gli interessi della lobby il Benevento uscirebbe dal calcio e i Vigorito se ne andrebbero. Fine di una realtà bella, sana e virtuosa. Ai particolarismi io mi oppongo per principio. Qui c’è qualcuno che vuole tenersi il menu e lasciare a noi dei panini al formaggio scaduto. Siamo nel calcio da tanti anni, siamo stati vittime di scandali calcistici, abbiamo subìto di tutto e siamo rimasti in silenzio. Ma a tutto c’è un limite". 
 
Sul protocollo. 
"È stato elaborato tre mesi fa quando la pandemia aveva raggiunto livelli inquietanti. È rimasto lo stesso nonostante i dati siano radicalmente cambiati, migliorati. L’altro giorno Inzaghi mi ha chiesto: “Scusi, presidente, mi spiega perché ho 30 giocatori tutti sani, supercontrollati, e non posso farli lavorare sul campo in libertà?”. Non ho saputo rispondergli. Mi lasci aggiungere una cosa". 
 
Certo. Quale? 
"Qualcuno ha provato a far passare un messaggio fuorviante: ovvero che a fronte delle mancate retrocessioni sarebbero state autorizzate le promozioni. Un’autentica baggianata. Se l’immagina lei una A a 23, una B a 21 e una C a 69? Stiamo parlando da anni di ristrutturazione dei campionati, di sostenibilità economica, di riduzione del numero delle squadre e proprio nell’anno dell’Europeo ci mettiamo a moltiplicare il numero delle partite gonfiando i calendari? Ma da chi provengono idee balzane come questa? Mi piacerebbe vedere le società di A costrette a dividersi i diritti tv non più per 20 ma per 23. Al di là di questo, dico che il blocco deve riguardare tutti e pesare su tutti. Niente promozioni e allora niente Europa per le prime 6 o sette della A, non esiste un covid per i ricchi o presunti tali e un covid per i poveri". 

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Sezione: Rassegna / Data: Dom 07 giugno 2020 alle 11:00 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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