"Ventidue anni con i nostri colori non si dimenticano. Grazie Simone!” si leggeva nello striscione carico d’affetto esposto dai tifosi biancocelesti più caldi, che hanno omaggiato Simone Inzaghi che a stento ha trattenuto la commozione. Così Tuttosport racconta il ritorno a Roma dell'oggi allenatore interista, che si lascia beffare è costretto all'amarezza. "Mi ha fatto molto piacere l’accoglienza dei miei tifosi e li ringrazio. Poi, al fischio dell’arbitro, ho fatto il professionista. È stata una giornata molto intensa, l'inizio è stato bellissimo ma il finale molto amaro: ora saranno due giorni di analisi, una squadra come la nostra non può uscire sconfitta dopo una partita così". È tutto qui l'umore della serata di Inzaghi, che per "la legge del contrappasso, il suo primo rovescio in campionato è arrivato proprio sotto gli occhi di Claudio Lotito, l’altro attore protagonista del clamoroso divorzio, con tanto di piatti rotti, dalla Lazio".

Ma a non essere digerito dal tecnico piacentino è "quanto visto dopo il raddoppio della Lazio: c’era tutto il tempo per riprendere la partita ma la squadra - accecata dalla rabbia per quanto accaduto con Dimarco a terra - ha perso completamente lucidità" come lo stesso recrimina a gran voce nel post partita. "'Nell'intervallo avevo detto ai ragazzi di ammazzarla e di non fare tornare la Lazio in partita'. Invece è accaduto esattamente il contrario" e i nerazzurri si sono lasciati strappare una partita che sembrava appannaggio loro in maniera definitiva. "Saranno due giorni di analisi" ha anche detto Simone, che in vista dello Sheriff dovrà "essere bravo a resettare tutte le pulsioni negative che hanno animato il finale di partita per arrivare al meglio alla sfida-spartiacque in Champions". "'Su cosa lavorare? Bisogna essere più forti e capire che bisogna restare sempre in partita con la testa' ha detto pensando a martedì ma anche al derby d'Italia in arrivo, con la speranza, "che la lezione sia servita". 
 












Sezione: Rassegna / Data: Dom 17 ottobre 2021 alle 10:53
Autore: Egle Patanè
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