Passione e tradimenti. Così la Repubblica individua i due elementi cardine attorno ai quali costruire la narrazione di Lazio-Inter, una narrazione che il quotidiano romano fa partire dallo scorso maggio, quando Simone Inzaghi," sul punto di rinnovare con Lotito, deci- se di provare a vincere con l’Inter campione d’Italia piuttosto restare nella zona di comfort di Roma". Una riavvolgimento di nastro ampio per giungere alla conclusione che il risultato dell'Olimpico di ieri ha suonato a mo di sberla, più che beffa: "La rimonta per il 3-1 l’hanno aperta e chiusa i due uomini che più hanno rappresentato l’amministrazione Inzaghi: Ciro Immobile e Sergej Milinkovic. Ma il colpo fatale, non è un caso, l’ha assestato Felipe Anderson". Il brasiliano ritornato alla Lazio dopo che il "rapporto pessimo con l’allenatore che ne discuteva la professionalità lo convinse a lasciar la Lazio per l’Inghilterra". Vendetta servita. 





"Curioso che gli unici a perdonare fossero stati i tifosi" che hanno accolto l'ex allenatore con tanto di striscioni e bentornato della curva Nord con tanto di delegazione della Nord che ha consegnato all'ex allenatore biancoceleste una targa 'di pace' col pubblico. "Una mossa che non sarà piaciuta in tribuna a Lotito. Forse nemmeno a Sarri" si legge, che però dopo l'errore di Hysaj che mandava "a terra Barella e sul dischetto Perisic per l’1-0 interista" e una buona parte di partita in balia degli ospiti, vede la Lazio che voleva dal principio: l'Inter non chiude la partita e "quando una partita resta aperta è facile possa strambare". E così è stato, fino alle scene "Far West che si vedono solo in Italia" come ha lamentato Sarri ai microfoni. Al fischio finale infatti, "la rabbia è esplosa nuovamente fino all'espulsione di Luiz Felipe e al successivo pianto disperato nel bel mezzo di un campo che per un attimo sembrava il palcoscenico di un teatro all'atto finale di un tradimento.












Sezione: Rassegna / Data: Dom 17 ottobre 2021 alle 11:38
Autore: Egle Patanè
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