Oggi Tuttosport ha intervistato per parlare del tema razzismo negli stadi e di quello della violenza Giuseppe Pecoraro, ex Prefetto di Roma e attuale Capo della Procura della Federcalcio. "Sul fronte del razzismo, io dico che occorre semplicemente seguire le norme federali - ha spiegato -. Tra l’altro l’ha ribadito anche Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega allo sport, invocando l’applicazione di ciò che hanno stabilito Uefa e Fifa. Le norme sportive disciplinano in maniera piuttosto chiara come ci si deve comportare in caso di ululati razzisti. Il 28 gennaio si svolgerà un Consiglio federale dove non fatico a pensare e credere che verrà affrontato l’argomento, magari rimarcando quanto sia auspicabile che gli arbitri si attengano al protocollo con scelte che devono avere, a monte, una presa di posizione condivisa collettiva e forte. In base alla mia precedente esperienza di Prefetto a Roma, posso dire che è impossibile pensare di governare un deflusso di 60mila persone dallo stadio dopo che una partita è stata bloccata per motivi “extra”. Gli animi sono così surriscaldati che basta il minimo imprevisto per accendere una scintilla e farla diventare indomabile. Ci sono esempi che lo ricordano. Per cui capisco senza difficoltà quanto sia difficile prendere una decisione del genere, che si giustificherebbe solo davanti a una situazione davvero intollerabile per ciò che riguardano gli episodi di razzismo durante la partita. In compenso, la sospensione della gara, raccogliendo le squadre a centrocampo dopo che il primo richiamo dello speaker non ha prodotto gli effetti desiderati, deve essere uno step da utilizzare come prevede il protocollo. Questo non è successo per esempio in Inter-Napoli: si è continuato a giocare nonostante ci fossero state segnalazioni nel corso della gara. Sospendere la partita non significa non farla disputare. Un’alternativa potrebbe essere quella di non vedere validato il risultato perché verificatosi in condizioni critiche e poi far così ripetere la gara a porte chiuse in campo neutro".

Sul fronte della violenza, invece, Pecoraro ha puntualizzato: "Si può fare molto sfruttando le tecnologie, ai miei tempi romani chiesi di far mettere le telecamere davanti ai tornelli in modo che grazie al biglietto nominativo ci sia la possibilità di identificare il soggetto singolo. Un altro accorgimento che aiuterebbe sarebbero stadi con settori meno grandi e più parcellizzati: curve da sei-sette-otto mila persone diventano zone difficilmente controllabili anche con le telecamere stesse. Non a caso l’introduzione delle barriere nelle curve all’Olimpico di Roma ha creato profondo disappunto da parte delle tifoserie organizzate. Occorre poi fare riflessioni sulla figura degli steward, a cui viene demandato di fatto l’ordine sugli spalti. Spesso si trovano in situazioni oggettive di disagio e non sono nemmeno tutelati al meglio dal punto di vista della legge: bisognerebbe inquadrarli come pubblici ufficiali. Bisogna poi immaginare anche un percorso di formazione degli stessi steward che a volte sono semplicemente coloro che ti portano al posto di pertinenza: spesso si tratta di ragazzi universitari di vent’anni che per prendere qualche soldino svolgono questo ruolo che in realtà è molto delicato, soprattutto quando la situazione diventa critica e occorrono quindi grande capacità e conoscenze specifiche. C’è poi da aggiungere che occorrerà modificare l’impianto della responsabilità oggettiva per le squadre di calcio a proposito di avvenimenti delinquenziali: può diventare un’arma di ricatto da parte di certi gruppi ultrà. Dunque bisogna trovare le correzioni adatte per migliorare l’equilibrio tra le responsabilità oggettive delle squadre e quelle individuali di chi commette i reati, magari con l’introduzione proprio di strumenti che consentano di monitorare meglio le azioni dei singoli individui".

Sezione: Rassegna / Data: Ven 11 gennaio 2019 alle 10:04 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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