Paragone importante, forse azzardato, quello che propone stamani la Gazzetta dello Sport, dove si mettono a confronto l'Inter dei Record e quella odierna. "Senza rischiare la blasfemia, al netto dell’evoluzione dei tempi e del gioco, si intravede un filo teso tra le due squadre", si legge nel pezzo. Prima delle prime similitudini: c’è uno stesso spirito forgiato tra le critiche, un inciampo europeo che può diventare occasione in chiave scudetto e un talento pronto a trascinare la truppa (Ieri Lothar Matthäus, oggi Romelu Lukaku). Scontati, poi, i paralleli Conte-Trap e tra le due coppie del gol Serena-Diaz e Lukaku-Lautaro. In comune anche una scelta radicale del club: nel 1988 fu venduto un totem come Altobelli, ora è Eriksen ad avere la valigia in mano. Per non parlare della solidità della difesa: "oggi Skriniar e Bastoni chiudono gli spifferi, come facevano capitan Beppe Bergomi e il suo gemello Riccardo Ferri. Andrea Mandorlini, libero vecchia scuola, dirigeva da dietro un po’ come ora De Vrij, centrale in questo rigido 3-5-2. Nessuna delle due difese, però, è servita a cullare sogni europei: quell’Inter a dicembre cadde col Bayern negli ottavi di Uefa e l’eliminazione è ancora una ferita aperta. All’andata nel gelo bavarese uno 0-2 memorabile, con lo storico coast to coast di Nicola Berti; al ritorno 7’ di follia e patatrac", si legge. 

I punti di contatto non finiscono qui, ma la Gazzetta dello Sport li trova anche a centrocampo: non è un caso che Berti si sia paragonato a Barella, mentre Brozovic inizia a mostrare fosforo da regista quasi quanto Matteoli. Certo, Vidal non sarà mai Matthäus, ma è anche lui un acquisto straniero chiamato per aggiungere personalità. 

Sezione: Rassegna / Data: Lun 28 dicembre 2020 alle 08:40
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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