Niente di ufficiale, ma Luciano Spalletti potrebbe davvero chiudere il suo capitolo biennale all’Inter come gli era successo a Udine e Roma, ovvero con la qualificazione in Champions. Quattordici anni fa - si legge sulla Gazzetta dello Sport - il pareggio al Friuli con il Milan nell’ultima di campionato assicura ai bianconeri il 4° posto e la qualificazione storica, e dopo la gara dichiara di non voler andare nella Capitale per fare il secondo di Zeman. L’addio dell’allenatore toscano, che tanto piaceva a Rosella Sensi e Bruno Conti, è più complicato del previsto, perché l’Udinese dice no alle dimissioni e vuole una sorta di pedaggio; poi, a metà giugno, il semaforo verde. Luciano rinuncia al premio Champions dei Pozzo (250 mila euro), firma per 3 anni e dice: «A Udine anni fantastici, ma il ciclo si era chiuso, Roma affascinante, i tifosi mi apprezzeranno".

Il precedente più recente è quello del 2017, proprio sulla panchina dei giallorossi: Spalletti infila 4 vittorie contro Milan, Juve, Chievo e Genoa segnando 15 gol e tenendo dietro il Napoli nelle ultime giornate. Un anno da record, ma logorante. La dirigenza vuole ancora Luciano, parte della tifoseria sta dalla sua, ma lui decide di andare via. Il giorno dell’addio a Trigoria cita la canzone di Califano "Non escludo il ritorno, non tutti hanno remato dalla stessa parte" e torna sul caso Totti, il tormentone degli ultimi mesi: «Non meritavo i fischi. Io contro Francesco? No, l’ho fatto giocare un anno di più». È il 30 maggio e il capitolo Inter diventa realtà dopo un blitz a Nanchino, a casa Suning: «La firma? Ci siamo dati la mano», racconta Luciano. Che al primo anno riesce subito nell’impresa Champions e ora vede di nuovo l’obiettivo. Ma il suo futuro è molto diverso dall’anno scorso: sembra di rivedere il 2005 e il 2017...

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Sezione: Rassegna / Data: Lun 13 maggio 2019 alle 08:55
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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