Un ritratto di Giovanni Gardini, da oggi ufficialmente Chief football administrator dell'Inter, viene tracciato sulla Gazzetta dello Sport da Ildo Serantoni, ex responsabile della rosea per il Triveneto. Serantoni racconta dei primi passi di Gardini, che negli anni Ottanta-Settanta fu collaboratore della Gazzetta. "Serio, riservato, preciso, puntuale, informato, non gli scappava una notizia. A laurea conseguita, congedatosi dalla Gazza, era andato a lavorare al Padova Calcio, con la consapevolezza di infliggere un grosso dispiacere al padre. Il quale, in un paio di occasioni in cui fui ospite in casa Gardini prima delle partite al glorioso 'Appiani', non mancò di esternarmi le sue perplessità sulla scelta sciagurata del figlio, ben sapendo di rivolgersi alla persona sbagliata. Il giovane Giovanni cominciò in umiltà dal gradino più basso, aiutante di campo del segretario di allora, Aurelio Scagnellato, detto Lello, che da calciatore era stato un terzinaccio, di quelli da gamba o pallone, del leggendario Padova del Paròn Nereo Rocco, uno squadrone di rudi pedatori (ma non soltanto: c’erano anche Hamrin, Perani, Rosa, Brighenti) che per diversi anni aveva tenuto con autorevolezza la scena, tanto da chiudere al terzo posto il campionato ‘57-58 alle spalle di Juventus e Fiorentina. Da quella scrivania in condominio nella vecchia sede sotto la tribuna dello stadio di Padova – sul cui prato, in quegli anni, muovevano i primi passi giocatori del calibro di Del Piero, Albertini, Benarrivo e Di Livio – è partita la carriera del dirigente che da oggi, in un ruolo importante, completa l’organigramma dell’Inter. Un uomo gentile, di buone maniere che, tuttavia, sul lavoro, avendo annusato da giovane l’aria dell’Appiani non conosce mezze misure: proprio come Scagnellato e gli antichi gladiatori del Paròn"

 

Sezione: Rassegna / Data: Mar 01 marzo 2016 alle 09:45 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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