"Mazzarri e Benitez, tatticamente parlando, sono così. Il primo vede la difesa a 3 come un dogma e si regola di conseguenza. Il secondo parte dal 4-4-2 e, quando è il caso, aggiunge qualche piccola variante: non inganni il 4-2-3-1 del Napoli, perché in realtà la base è il 4-4-2, fasce protette da una doppia cerniera, due centrocampisti centrali e una seconda punta che si muove in funzione del centravanti". Così la Gazzetta dello Sport spiega a livello tattico le differenze e l'integralismo dei due tecnici che domani, entrambi ex, si affronteranno in Napoli-Inter. "Mazzarri, invece, raramente si discosta dalla sua difesa a 3. E’ una specie di coperta di Linus, per l’allenatore toscano. In qualsiasi squadra vada, con qualunque giocatore si trovi a lavorare, il punto di partenza è sempre quello: retroguardia ben protetta e spazio al gioco sulle fasce laterali. Poi ci può essere qualche variante in mezzo al campo, tre centrocampisti oppure due più una mezzapunta, ma là dietro è importante avere la superiorità numerica. La forza di questo modulo sta nelle ripartenze, che una volta si chiamavano contropiede: recupero veloce del pallone e volata dall’altra parte del campo. E’ una manovra mordi-e-fuggi: molto italiana, cioè tradizionale, e forse poco adatta all’Europa. Anche se, alla fine, non esiste un sistema migliore di un altro". 

Sezione: Rassegna / Data: Sab 14 dicembre 2013 alle 11:25 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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