"L’Inter è un paradosso, per lo più vince se gioca male". Così la Gazzetta dello Sport il giorno dopo il successo dei nerazzurri a Napoli. "Per un’ora, qui al San Paolo, ha dato il peggio di sé. Centrocampo di pura rottura, nulli Medel e Kondogbia in impostazione. Fase offensiva scollegata, con le due ali, Biabiany e Perisic, troppo «alte» , e con Jovetic falso centravanti e così condannato a pestarsi i piedi con Ljajic trequartista alle sue spalle, per un 4-2-3-1 «fai da te», nel senso che ogni giocatore decideva lì per lì quale fosse l’opzione migliore. L’Inter pareva destinata al macello, tanto più che non tirava in porta. Primo tentativo in assoluto dei nerazzurri al 18’ della ripresa, una innocua conclusione di Jovetic da fuori. L’Inter pareva destinata a soccombere, anche perché davanti aveva il Napoli B, con Hamsik, Insigne e Higuain in panchina. Tutti a dirsi che Sarri avrebbe risolto la questione non appena il Pipita si sarebbe alzato dalla poltrona per sostituire un monotematico Gabbiadini, dedito in esclusiva alla ricerca della profondità, anche nei momenti in cui sarebbe stato più opportuno «venire incontro». Il calcio, però, è scienza illogica. Higuain è entrato e la partita l’ha vinta l’Inter. Questa squadra un’anima ce l’ha. Può piacere o non piacere, ma ce l’ha. Tanto vale coltivarla. Ciascuno è quel che è, non quello che vorrebbe essere". 

Sezione: Rassegna / Data: Mer 20 gennaio 2016 alle 11:24 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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