Quest’oggi al ‘Meazza’ per la diciannovesima gara di serie A si sfideranno Inter e Sassuolo. Quella delle 12,30 non sarà solamente una gara tra due sorprese della serie A (con l’Inter in testa alla classifica e il Sassuolo vicino alla zona Europa), ma sarà anche occasione di incontro per due filosofie diametralmente opposte: l’anima nerazzurra, internazionale, e gli interisti, fratelli del mondo, contro l’impronta decisamente italiana data dal proprietario del club neroverde Giorgio Squinzi. Questa l’analisi operata da La Gazzetta dello Sport oggi in edicola:

GOL ITALIANI - Eccola la prima grande differenza tra le due squadre: se i nerazzurri non hanno ancora segnato reti con gli italiani (0 su 24, come la Fiorentina che però ne ha totalizzati 37), il Sassuolo ha realizzato ben l’86% dei suoi gol grazie a calciatori azzurri (19 su 22).

SIMILITUDINI PASSATE - La capolista è abituata a vivere di linfa straniera (Stoke e Newcastle sono le altre dei 5 grandi campionati senza gol indigeni). Nel 2007-08 arrivò solo alla 32a giornata il primo gol italiano: lo firmò Mario Balotelli a Bergamo contro l’Atalanta. Alla fine furono 4 i gol tricolore dell’Inter che vinse lo scudetto (3 di Mario e uno di Materazzi). E l’anno dopo storia simile: il primo gol italiano arrivò alla 25a giornata, sempre con il sorriso di Balotelli, l’unico azzurro a timbrare gli 8 gol nostrani dell’Inter.

LONTANI IN CAMPO E FUORI - L’estremismo è compreso anche nei due allenatori. Mancini è un allenatore internazionale per definizione. Dopo Fiorentina, Lazio e Inter ha provato (e vinto) a Manchester con il City e a Istanbul con il Galatasaray. Ha lasciato ricordi e trofei nelle sedi dei due club. Di Francesco ha iniziato a Lanciano, poi Pescara, Lecce e quindi Sassuolo. Uno è stato al centro del mondo, l’altro nella periferia dell’Italia. Eusebio sa che si passa anche da qui per arrivare là dove sta Roberto.

THOHIR E SQUINZI - Le due proprietà chiudono il cerchio dell’estremismo. Erick Thohir ha rilevato il 70% delle quote da Massimo Moratti spostando l’asse un po’ fuori Milano. Globalizzare partendo dall’Italia può essere la missione del numero uno che ha in Giacarta (Indonesia) la sua base operativa. A Milano adesso ci sono diversi dirigenti anglofoni che stanno applicando le loro conoscenze al calcio italiano per imparare e per migliorarlo. Non esiste un piano per togliere le radici italiane al club, solo un piano per riportare la squadra in Champions, vincere lo scudetto e tenere in ordine i conti negli anni. Squinzi vorrebbe diventare un nuovo polo del calcio italiano dopo essere diventato uno dei leader mondiali nei materiali chimici per l’edilizia. In fondo, Thohir e Squinzi sono uguali: internazionali nella loro italianità.

Sezione: Rassegna / Data: Dom 10 gennaio 2016 alle 09:41
Autore: Lorenzo Peronaci / Twitter: @lorenzoperonaci
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