Christian Eriksen è destinato a diventare la stella del centrocampo nerazzurro e allora la Gazzetta dello Sport ripercorre le tappe della sua carriera. 

Gli inizi. "Morten Olsen è il c.t. che lo ha portato al Mondiale 2010 da diciottenne (il più giovane degli oltre 700 giocatori in Sudafrica). Quattro anni dopo, nell’ottobre 2014, lo accusò di non «aver sviluppato il suo gioco» e di non prendersi responsabilità, ottenendo in cambio 15 gol nelle 20 gare successive con la Danimarca. Papà invece è l’uomo che lo ha messo su un campo di calcio quando ancora non aveva 3 anni, e che lo ha allenato nella natia Middelfart fino ai 13 anni. Il signor Thomas Eriksen, venditore di ricambi per auto e a sua volta ala sinistra la cui carriera non decollò mai per troppi infortuni, al calcio teneva parecchio. In famiglia o si giocava o si giocava, tanto che anche la sorella Louise, di tre anni più giovane, oggi è calciatrice in Danimarca. La cura familiare termina a 13 anni, quando si sale di livello, con il passaggio all’Odense. La cura ha dato frutti, tanto che il giovane Eriksen diventa “famoso”: ha un tocco di palla che passa di bocca in bocca, da scout a scout e presto supera i confini nazionali. A 14 anni inizia a girare l’Europa per fare provini, fra Chelsea, Milan e Barça. Non vanno bene, i Blues lo ritengono troppo leggero, in Catalogna gioca una gara e tocca tre palloni. Ma uno così non si può tenere nascosto in Danimarca: John Steer Olsen, scopritore di Ibra, lo segnala all’Ajax ed è la soluzione giusta. Amsterdam non è lontana, il settore giovanile e la filosofia del club sono una certezza. Eriksen fa il trequartista nelle giovanili per due anni, poi promosso in prima squadra di adatta anche da mezzala nel rigido 4-3-3 della casa. L’ascesa è verticale, la nazionale arriva subito, in Olanda vince tre campionati prima di passare al Tottenham per 13,5 milioni nell’estate 2013. Con Villas-Boas fatica, con Sherwood inizia ad imporsi, ma è con Poch che incanterà: «E’ il cervello della squadra, fa migliorare gli altri». A novembre 2017 si prende un Mondiale quasi da solo, con la tripletta nel playoff in Irlanda. Il c.t. è Hareide: «Le mosche hanno occhi con cui vedono a 360°. Eriksen pure»". Il resto è storia recente, con una finale di Champions con gli Spurs e un rinnovo che non arriva. Ma arriva l'Inter.

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Sezione: Rassegna / Data: Sab 25 gennaio 2020 alle 09:39 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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