Era il 19 luglio 2010 e Rafa Benitez raccontava alla Gazzetta dello Sport come sarebbe stata la sua Inter. "A un certo punto, seduto a una scrivania del giornale, Rafa compose l’attacco dell’Inter allineando un telefonino (Pandev), una pinzatrice (Sneijder) e una biro (Eto’o) dietro a uno sgarzino (Milito)". Secondo il racconto di Luigi Garlando, Rafa spiegò come avrebbe fatto giocare l’Inter, fresca di Triplete: "Squadra più alta, possesso palla, nuovo Cambiasso. Nuovo Cambiasso? 'Mi piacerebbe portarlo più avanti, perché giocare con due centrocampisti difensivi vuole dire abbassare troppo la squadra e tenere i reparti distanti'. Sembravano riforme, in realtà annunciava una rivoluzione: 'Vorrei provare a giocare meglio. Ho studiato l’Inter e ho visto che ha vinto soprattutto grazie a ripartenze violente'. Alla terza di campionato l’Inter passò a Palermo e si portò in testa al campionato giocando benissimo: pressing alto e possesso palla mai visti con Mourinho, una ventina di tiri in porta. Sembrava l’inizio di una bella storia, invece la rivoluzione fallì presto per due ragioni. Prima: lo spogliatoio, morbosamente legato a Mou, prese male quel 'giocheremo meglio'. Noi abbiamo conquistato il mondo, gli altri devono migliorare! La squadra non voleva rinunciare alla sua identità: attendere e ripartire. Seconda ragione: Moratti non gli diede i giocatori promessi che invece avrebbe avuto il successore Leonardo. Con l’aiuto di Mascherano (inviso agli argentini nerazzurri) e Kuyt, fedeli soldati a Liverpool, sarebbe stato tutto più facile". Questo, almeno, il pensiero della Gazzetta dello Sport.  

Sezione: Rassegna / Data: Mar 27 agosto 2013 alle 11:16 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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