"Il 3 aprile 2016, dopo un derby perso 4-1, Stefano Pioli passò la panchina della Lazio al tecnico della Primavera, Simone Inzaghi. Sei anni dopo, i due si preparano ad affrontarsi in un altro derby, che profuma di scudetto". Lo ricorda Luigi Garlando oggi sulla Gazzetta dello Sport. "Che i due abbiano tante cose in comune e che siano due ex Normal One, approdati allo status di Special, lo abbiamo scritto in tutte le salse. Per capirne il motivo è utile ripercorrere la strada che li ha portati da quel derby romano a questo milanese. L’estate 2016, complice il pasticcio Lotito-Bielsa, trasforma il traghettatore Simone nell’allenatore ufficiale della Lazio. Alla prima di campionato, a Bergamo, stende in campo l’amato 4-3-3. Lo ha coltivato felicemente in Primavera. Come suo fratello Pippo. In casa Inzaghi il 4-3-3 è sacro come la bresaola. Parolo, Biglia e Milinkovic in mediana. Simone batte la prima Dea del Gasp. Ma già alla seconda giornata, ritocca il modulo (3-4-3) per arginare la forza d’urto della Juve di Allegri: difesa a 3, cuore solido davanti alla difesa (Biglia, Parolo), maglia di lana in fascia (Basta, Lukaku). Il 4-3-3 è caro, ma non un dogma. Simone dimostra subito duttilità e capacità di adeguare i suoi principi alle esigenze e all’avversario". E infatti poi arriva l'approdo all'attuale 2-5-2.
Sezione: Rassegna / Data: Gio 03 febbraio 2022 alle 11:30
Autore: Alessandro Cavasinni
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