Lunghissima intervista del Corriere dello Sport ad Aurelio De Laurentiis, che ha parlato a 360 gradi toccando diversi argomenti. Ecco qualche passaggio delle parole del numero uno partenopeo.

Sembra calcisticamente innamorato di Ancelotti. È così? 
"Credo molto in lui e per questo l’ho fortemente voluto. Da parte mia non avrà mai una sollecitazione e aspetterò sereno e tranquillo qualunque cosa accada. Sono più che garantito dalla sua personalità e dalle sue capacità". 
 
La Juventus lo stadio ce l’ha già e si è comprata Cristiano Ronaldo. Cosa ha portato CR7 al calcio italiano? 
"È stato un bel propagatore di interesse. Certo che se in Lega avessimo aspettato il suo arrivo, forse avremmo venduto i diritti per l’Italia a un prezzo migliore e avremmo fatto bingo. Ronaldo è un grandissimo campione e lo vedremo agire in maniera straordinaria in Champions. Per il momento si sta ambientando e probabilmente non si è ancora inserito nel nuovo contesto. Era abituato nel Real e ha trovato una realtà diversa. Avrà bisogno di qualche altra settimana, ma è un campione. Tutti lo aspettano". 
 
Ha ragione Totti a dire che in Italia si gioca per i posti dal secondo al quinto? 
"No, no, no. Il Var è stato introdotto per rendere giustizia ai club, affinché gli errori degli arbitri siano evitati. Se però non si crea un automatismo per il suo utilizzo e se la commissione del Var non obbliga l’arbitro a visionare le immagini, ma tutto viene lasciato alla pura discrezionalità, allora si rischia di non finire mai con il gioco del pensar male".  
 
Lo scorso anno il Var non ha funzionato a dovere e lei ha pensato male? 
"Non è il problema di pensar male. È chiaro però che ci sono molte cose che non quadrano. In Italia e in altre organizzazioni nei sorteggi qualcosa non quadra (riferimento al recente sorteggio Champions dell’Uefa? ndr). Io credo si debba eliminare la discrezionalità dell’arbitro. Il direttore di gara deve essere uno che verifica sul campo la liceità del gioco, aiutato da una moviola guidata da un gruppo di arbitri. Se tutto tace e non viene chiamato a verificare certi falli o certe decisioni, gatta ci cova...". 
  
Sia sincero: lei pensa allo scudetto? 
"Penso che sia molto importante aumentare la competitività del proprio club e per poterlo fare bisogna aumentare il fatturato. Come si fa? Arrivando il più lontano possibile, e magari vincendo, una delle due coppe europee. Meglio se la Champions. Il vero obiettivo è questo. Poi se uno riesce anche a conquistare lo scudetto... Lo scudetto però passa da molte più partite: in Serie A sono 38 contro le 13 della Champions. A Napoli esiste il grande sentimento della cabala. Come fai a non pensare di poter vincere lo scudetto? Devi assolutamente credere di potercela fare. Però razionalizzando il processo dico: vincere il tricolore non mi fa fatturare di più; vincere la Champions invece mi fa fatturare di più e mi consente di acquistare giocatori più importanti per il Napoli. Questo però non vuol dire che io non voglia vincere lo scudetto". 
 
Quindi non le dispiace vedere la Juve già in testa e data da tutti come strafavorita? 
"Esatto. Io però non mollo. Se avessi voluto mollare, potevo benissimo accontentarmi di rimanere quarto o quinto: avrei speso meno soldi per gli ingaggi dei giocatori. E invece noi come monte stipendi dei calciatori e dello staff tecnico nel 2018-19 siamo a 120,3 milioni. Altro che quinti in questa classifica... Stiamo investendo e molto". 

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Sezione: Rassegna / Data: Mar 11 settembre 2018 alle 09:30 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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