Per Carlo Cottarelli la cessione di Romelu Lukaku è "il passaggio dall’esaltazione alla delusione che colpisce". È quanto sottolinea il principale promotore del progetto InterSpac ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: "Dopo la grande gioia dello scudetto, ci troviamo qua a commentare la cessione del nostro miglior giocatore per motivi economici. E questo dopo l’addio all’allenatore e ad Hakimi che di quella cavalcata erano stati protagonisti. Io, come molti, ho sperato fino alla fine che Romelu potesse restare qui da noi, anzi avevo sentito di un ripensamento di Zhang ma poi è arrivata questa decisione. Di certo, non lo avrei ceduto: Lukaku non ha prezzo, anche se l’Inter resta a prescindere dai giocatori".
Cosa succede adesso alla squadra campione di Italia?
"La questione, secondo me, sta nelle conseguenze sulle future entrate. Siamo sicuri che alla lunga non si perda più di quanto si guadagni? Nell’immediato è una iniezione di liquidità, ma sento tanta gente delusa che potrebbe allontanarsi. Io parlo di mancati introiti da stadio, del rischio di perdere la Champions League con tanta fatica guadagnata, della diminuzione dell’appeal globale del marchio Inter".
Pensa che Zhang sia meno saldo alla luce dell’affare Lukaku?
"Zhang ha ribadito più volte di voler continuare e che il suo progetto avrà durata pluriennale. Interspac non va contro questo orizzonte, ma noi offriamo un’opzione in più perché riteniamo che l’azionariato popolare sia davvero una valvola di salvezza per il nostro calcio. Presenteremo presto il progetto dettagliato, ovviamente in sede privata, poi dipenderà anche dalla volontà del club di assecondarlo".
In questo momento pesa di più la necessità di rimettere a posto i conti o il rischio che deriva da queste cessioni illustri?
"Le due cose devono necessariamente essere tenute nella stessa considerazione. Sappiamo che il diktat che arriva dalla proprietà è deciso, ma allo stesso tempo i tifosi hanno il diritto di sognare una squadra all’altezza dello scudetto sul petto".
Intende dire che poteva essere gestito meglio il post-scudetto?
"Non dico questo e, in ogni caso, la valutazione dipenderà molto anche dal giocatore che verrà scelto per rimpiazzare Lukaku: non faccio nomi, non è il mio mestiere, e ho fiducia nel management chiamato a prendere le decisioni. Anzi, in questo momento tutti noi tifosi, e non parlo solo di quelli impegnati nel progetto che rappresento, devono stare vicini all’Inter, quindi alla società, in un momento così difficile".
Se potesse rivolgere una domanda alla sua Inter, dalla proprietà al management, quale sarebbe?
"Prima direi grazie per averci ridato lo scudetto e poi chiederei se questa società ha ancora le stesse ambizioni di prima, quelle che meritano i tifosi e la squadra. Noi siamo qua per aiutare, soprattutto se c’è un problema e se qualcosa è mutato rispetto al passato".
Lei cita l’entusiasmo, il tifo, l’appartenenza, ma dal progetto Interspac si aspettano soprattutto i soldi: arriveranno?
"Hanno ragione tutti quelli che prima di dare un giudizio sul nostro progetto, aspettano la raccolta economica. Noi proporremo un accordo con il club solo dopo aver ottenuto i finanziamenti dei piccoli tifosi assieme a quelli degli imprenditori medi e a qualche investimento istituzionale: l’intesa dipende esclusivamente dal raggiungimento di una certa cifra. Al momento, ci teniamo i risultati incredibili del nostro sondaggio: ci sono 100mila persone interessate e tante altre ne potremo raggiungere. I risultati dettagliati saranno pubblicati in occasione del seminario sull’azionariato popolare che si terrà a Milano il 24 settembre. Solo al termine di questo percorso presenteremo alla società un business plan dettagliato".
Cosa succede adesso alla squadra campione di Italia?
"La questione, secondo me, sta nelle conseguenze sulle future entrate. Siamo sicuri che alla lunga non si perda più di quanto si guadagni? Nell’immediato è una iniezione di liquidità, ma sento tanta gente delusa che potrebbe allontanarsi. Io parlo di mancati introiti da stadio, del rischio di perdere la Champions League con tanta fatica guadagnata, della diminuzione dell’appeal globale del marchio Inter".
Pensa che Zhang sia meno saldo alla luce dell’affare Lukaku?
"Zhang ha ribadito più volte di voler continuare e che il suo progetto avrà durata pluriennale. Interspac non va contro questo orizzonte, ma noi offriamo un’opzione in più perché riteniamo che l’azionariato popolare sia davvero una valvola di salvezza per il nostro calcio. Presenteremo presto il progetto dettagliato, ovviamente in sede privata, poi dipenderà anche dalla volontà del club di assecondarlo".
In questo momento pesa di più la necessità di rimettere a posto i conti o il rischio che deriva da queste cessioni illustri?
"Le due cose devono necessariamente essere tenute nella stessa considerazione. Sappiamo che il diktat che arriva dalla proprietà è deciso, ma allo stesso tempo i tifosi hanno il diritto di sognare una squadra all’altezza dello scudetto sul petto".
Intende dire che poteva essere gestito meglio il post-scudetto?
"Non dico questo e, in ogni caso, la valutazione dipenderà molto anche dal giocatore che verrà scelto per rimpiazzare Lukaku: non faccio nomi, non è il mio mestiere, e ho fiducia nel management chiamato a prendere le decisioni. Anzi, in questo momento tutti noi tifosi, e non parlo solo di quelli impegnati nel progetto che rappresento, devono stare vicini all’Inter, quindi alla società, in un momento così difficile".
Se potesse rivolgere una domanda alla sua Inter, dalla proprietà al management, quale sarebbe?
"Prima direi grazie per averci ridato lo scudetto e poi chiederei se questa società ha ancora le stesse ambizioni di prima, quelle che meritano i tifosi e la squadra. Noi siamo qua per aiutare, soprattutto se c’è un problema e se qualcosa è mutato rispetto al passato".
Lei cita l’entusiasmo, il tifo, l’appartenenza, ma dal progetto Interspac si aspettano soprattutto i soldi: arriveranno?
"Hanno ragione tutti quelli che prima di dare un giudizio sul nostro progetto, aspettano la raccolta economica. Noi proporremo un accordo con il club solo dopo aver ottenuto i finanziamenti dei piccoli tifosi assieme a quelli degli imprenditori medi e a qualche investimento istituzionale: l’intesa dipende esclusivamente dal raggiungimento di una certa cifra. Al momento, ci teniamo i risultati incredibili del nostro sondaggio: ci sono 100mila persone interessate e tante altre ne potremo raggiungere. I risultati dettagliati saranno pubblicati in occasione del seminario sull’azionariato popolare che si terrà a Milano il 24 settembre. Solo al termine di questo percorso presenteremo alla società un business plan dettagliato".
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