La questione Messi rimane aperta su più fronti. Se da un lato c'è la volontà della Pulga di andare via da Barcellona, dall'altro c'è il tentativo di Bartomeu di trattenerlo in blaugrana. Nulla di nuovo che non sia già stato raccontato. Ciò che ribalta gli scenari è la possibilità, prefiguratasi nel tardo pomeriggio di ieri, vagliata dalla Pulce e dal padre di proseguire in Catalogna fino alla scadenza del contratto (giugno 2021), così da aggirare definitivamente l'ostacolo dei 700 milioni della clausola. La scelta ponderata nelle ultime ore dall'argentino nasce anche dalla "mancanza di un club disposto a fare la guerra per lui", scrive Paolo Condò sulle colonne de La Repubblica.

"Nessuno si è fatto vivo, nemmeno il Manchester City di cui molto si è favoleggiato" ammette. L'8-2 contro il Bayern è stata la goccia che ha fatto traboccare il disagio - per citare fedelmente - del fuoriclasse argentino, una sofferenza radicata da tempo. "Qualche giorno dopo quella partita" - si legge nella ricostruzione fatta sulle pagine del quotidiano romano -, partita che suggella la sensazione di un Barça non più vincente in ambito europeo, Messi telefona al vecchio maestro Pep, ma "la risposta è meno entusiastica del previsto" e il ricongiungimento con Guardiola appare meno fattibile di quanto sia stato dipinto. Le motivazioni sono diverse: in primis per ragioni tecniche che imporrebbero al tecnico catalano di virare verso acquisti più mirati (vedi Koulibaly); in secondo luogo perché, per ragioni familiari, il futuro al City del plurititolato allenatore potrebbe non essere così longevo (Messi si arruolerebbe ai citizens solo per Guardiola, che difficilmente prolungherebbe il suo contratto per altri tre anni); e in ultima ma non meno importante istanza per motivazioni puramente psicologiche che balenano nella testa di uno e dell'altro fuoriclasse. "Se anche vincesse la Champions, Pep già conosce l’obiezione dei minimizzatori: ci sei riuscito solo perché hai potuto nuovamente contare su Messi - si legge -. Nasce anche da queste considerazioni la posizione del Manchester City: né loro (la dirigenza) né Guardiola vogliono recitare la parte di chi ha sottratto Messi al Camp Nou". Punti di buio che fanno riflettere il rosarino che "ha ormai capito di essere scattato in fuorigioco, e in assenza di sorprese in extremis l’unica opzione resta un altro anno al Barça. L’ultimo? Chissà". Se però Joan Laporta dovesse vincere le elezioni presidenziali di marzo, allora si realizzerebbe in Catalogna la reunion tra Guardiola e Messi.

Sezione: Rassegna / Data: Ven 04 settembre 2020 alle 13:05
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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