"Sentiremo ancora parlare di America e di modello di business a stelle e strisce. Ma in America se diffondi dati falsi e perseveri vieni bandito dall’attività, forse ripaghi con multe salatisime i cosidetti stakeholders, i portatori di interessi e con qualche probabilità finisci pure in galera. Non succede in Italia". Questo quanto sottolineato dal Corriere dello Sport nell'edizione odierna. Nel mirino sono finiti i numeri sugli spettatori al Meazza forniti sia dall'Inter che dal Milan. "Dal 2014, anno in cui il Corriere dello Sport-Stadio pubblicò il dato sull’esercito di spettatori fantasma che a San Siro occupa silenziosamente le tribune, ma solo secondo i dati ufficiali, niente è cambiato. Ad ogni gara, con qualche variazione per i grandi appuntamenti, Milan e Inter forniscono alla Lega calcio informazioni inesatte, puntualmente smentite dai dati di accesso ai tornelli che, peraltro, registrano anche le presenze di addetti ai lavori, tra giornalisti, steward, operatori della sicurezza, ospiti e scolaresche, almeno un migliaio di persone a partita". 

Ecco la verità secondo quanto riferisce il quotidiano romano. "Prima informzione: i dati dei tornelli vengono gestiti dalla Questura che ne viene in possesso dopo ogni gara dalle stesse società. I tornelli registrano tutte le presenze per via della banda magnetica contenuta in ogni tagliando d’accesso. Potrebbero arrivare anche in Lega che però preferisce (pigramente?) attenersi a quei dati che ormai sono solo virtuali: biglietti venduti più abbonati. Fatto sta che, togliendo anche i mille ingressi di operatori dello stadio, in media San Sito fa registrare, è successo anche in questa prima metà della stagione, circa 8000 presenze in meno di quelle che vengono sbandierate. La proiezione di queste cifre fa arrivare il dato a fine stagione ad un vero esercito, quasi trecentomila unità. Piacque definirlo l’esercito di terracotta, come quello cinese del terzo secolo avanti Cristo, con statue di guerrieri ad altezza naturle, schierati per impressionare il nemico: guardate un po’ quanti siamo. A San Siro parecchie migliaia in meno. I nemici forse non si impressionano più, anche se a livello di accessi sembra che le società milanesi abbiano ancora delle carte da giocare, specie quando si confrontano con le performance degli altri grandi club europei. In era di globalizzazione, di vendita di quote e di diffusione di interessi mondiali è evidente che avere nel proprio carnet circa 150.000 presenze a stagione può fare la differenza. Ma è solo in una seconda fase che questi dati, così macroscopici, vengono alterati e vengono sostituiti con quelli di comodo? O c’è dell’altro? La questione indubbiamente ha interessato sia la Procura della Repubblica che i vari uffici investigativi che nei mesi passati hanno vagliato la strana consuetudine. Se Milan e Inter fossero società quotate in borsa interverrebbero anche le autorità competenti. E se è persino comprensibile che alcune operazioni di vendita di abbonamenti passino per il canale corporate, quello destinato ai benefit delle aziende che possono utilizzare queste fiches a piacimento, è strano l’alto numero di oscillazione fra chi può andare e chi non va. Ed è pure possibile che, anche fra i tanti disillusi dal calcio meneghino che comprano abbonamenti ma poi scelgono la montagna, si nascondano le pattuglie fantasma. Ma non quando queste diventano un esercito". 

Sezione: Rassegna / Data: Sab 06 febbraio 2016 alle 11:00 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print