Secondo quanto stabilito dall'Inail, gli atleti professionisti, e quindi i calciatori, sono lavoratori a massimo rischio come gli operatori sanitari (infermieri e medici), le forze dell'ordine e i dentisti. Si tratta di valutazioni in base a una scala che valuta l'esposizione al contagio e la vicinanza ad altri soggetti. Secondo il Corriere dello Sport, la tabella Inail ha fatto ulteriormente riflettere sulla necessità di ripartire solo in presenza di un accordo che metta insieme ogni componente. "Il protocollo della Figc non sarà probabilmente accolto (dovrà essere riscritto o verrà adottato quello del Coni più Fmsi), la ripresa degli atleti sarà individuale per due settimane con una distanza congrua fra un calciatore e un altro (dal 4 maggio), rendendo di fatto senza senso parlare di ripresa di squadra. Ma il nodo più delicato sarà quello dei centri sportivi. Senza un protocollo accettato da tutti chi si prenderà la responsabilità di riaprire un luogo di lavoro nel quale ci saranno "operatori" così a rischio?", spiega il Corsport. Novità che frenano, evidentemente, la ripresa dell'attività agonistica. Anche perché nessuno potrà obbligare i calciatori ad allenarsi e a scendere in campo: il rischio per le società sarebbe enorme.

Sezione: Rassegna / Data: Ven 24 aprile 2020 alle 11:26 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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