L’Empoli ha giocato, l’Inter solo guardato. Il conto finale dice: 18 a 8 le conclusioni, 5 a 1 quelle in porta, 10 a 3 gli angoli, 4 a 1 le occasioni da rete, 61 per cento il possesso palla. Tutto a favore dell’Empoli che anche ieri ha continuato a buttare via partite dominate per la sua nota e preoccupante anemia di gol. Stavolta Sarri ha provato il ribaltone (fuori Maccarone e Tavano) e poi anche la sostituzione dell’intero trio d’attacco. Sei attaccanti schierati in 90 minuti, con una partita di solo calcio d’attacco. Pur con gli occhi pieni di un calcio stupendo, al posto di Sarri saremmo preoccupati: tanto gioco per non fare nemmeno un gol. Qui al Castellani, l’Empoli non va a segno da 4 partite. 

L’Inter ha preso una lezione di tattica, e questo ci può stare, ma diventerà complicato per Mancini spiegare come una squadra che ha tanti giocatori di qualità (anche se in qualche caso si tratta di qualità presunta) non sia riuscita a costruire uno straccio d’azione. Il palleggio dell’Empoli era di un altro livello, un tocco, al massimo due, sempre con la palla a filo d’erba, sempre con due opzioni d’appoggio, la scena è stata illuminata da Valdifiori su cui Mancini ha fatto ruotare Palacio, Hernanes e perfino lo spaesato Podolski: nessuno è riuscito a inaridirne la fonte. L’Empoli ha giocato a lungo dentro il centrocampo dell’Inter muovendo la squadra come fosse un unico corpo. Un corpo armonioso, pieno di virtù, a cui mancava però il passo finale e decisivo. Sulla trequarti l’Empoli disperdeva il suo tesoro di gioco, gli mancava non tanto la conclusione, quanto la rifinitura, l’ultimo passaggio. 
 

Sezione: Rassegna / Data: Dom 18 gennaio 2015 alle 10:20 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Redazione FcInterNews.it
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