"Confrontando il manifesto pluriennale della Fifa, lanciato a febbraio 2020 dal presidente Gianni Infantino, con le modifiche alle regole decise di recente dall’Ifab, verrebbe da pensare che tra i due poli non ci sia stato accordo". Lo sottolinea l'ex arbitro Paolo Casarin in un pezzo apparso oggi sul Corriere della Sera. "Il progetto di Infantino è un piano industriale che passa dai ricavi ai reinvestimenti, per un nuovo calcio con tecnologie potenziate per garantire regolarità ad un gioco d’attacco. Non viene detto, ma si capisce, che i gol sono il vero valore aggiunto del «prodotto» e incrociano quel mercato votato allo spettacolo - spiega Casarin -. Tre erano i punti tecnici da migliorare dopo una stagione costellata da interpretazioni arbitrali non uniformi: si poteva cominciare con il miglioramento della lettura della tecnologia e la crescita dei Var. Poi l’elevato numero di rigori concessi, soprattutto in Italia, faceva presagire ad un più equo lavoro di valutazione dei contatti in area. Sul fuorigioco dei centimetri si erano già manifestati Elleray e altri membri dell’Ifab nel corso della stagione, anche perché questo fuorigioco affidato in parte alla tecnologia finiva per cancellare gol probabili invece che favorire il gioco d’attacco atteso. Oggi sappiamo, invece, che la figura del Var sarà ridimensionata a favore di un arbitro centrale che vedremo decidere da solo al monitor con tempi di recupero più lunghi, ovviamente. Per il contatto del pallone con la parte alta del braccio qualche assoluzione e molte discussioni, ovviamente. Per il fuorigioco d’attacco i tempi non sono maturi, dice ora l’Ifab. Anche l’idea di informare il pubblico sulle motivazioni degli interventi arbitrali è sembrata troppo democratica. Come sempre. Peccato".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 11 aprile 2020 alle 12:54 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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