Il timer della bomba ad orologeria resta innescato su Benitez ma, come in un film d'azione, il count-down si è interrotto a pochi secondi dalla fine. La vittoria di misura sul Twente col gol-partita di Cambiasso vale la qualificazione alla seconda fase di Champions League, la sede naturale per difendere il titolo europeo. E se il Tottenham per puro caso non vincesse l'ultima partita proprio a Enschede, ci sarebbe anche la possibilità, espugnando Brema, di vincere il girone. Si gioca però proprio alla vigilia della partenza per Abu Dhabi e sinceramente non mi aspetto granché. L'importante ora era qualificarsi e l'Inter lo ha fatto con comprensibili patemi: i problemi restano. La squadra, più che mai rabberciata, nel primo tempo ha sfiorato il vantaggio in almeno cinque occasioni, tra cui spicca la traversa di Sneijder su punizione, ma ne ha concesse un paio agli avversari intorno alla mezz'ora, dove è stato bravo Castellazzi. E ad un certo punto la traversa ha detto no anche agli olandesi. Nella ripresa, trovato quasi subito il vantaggio con Cambiasso, si sono sprecate altre occasioni, una addirittura incredibile con Stankovic. Poi gli olandesi si sono giocati il tutto per tutto e l'Inter ha dovuto difendersi fino al sospirato fischio finale dell'arbitro francese Lannoy. A salvare la panchina di Benitez e a portarlo al Mondiale, a meno di cataclisimi con Parma e Lazio, è stato proprio Cambiasso, l'uomo che secondo alcuni rumours domenica ne aveva chiesto la testa. Cambiasso ha fatto pure l'allenatore in campo, ispirando perfino una certa autogestione, con Mauricio Pellegrino, il vice di Benitez, più che mai attivo in panchina. Con Cambiasso la differenza l'ha fatta la vecchia guardia che, prima ancora che per Benitez, ha giocato per se stessa e per i colori nerazzurri: Stankovic, Zanetti, Materazzi hanno dato tutto e anche Eto'o è tornato a sacrificarsi tatticamente dove c'era più bisogno. Biabiany finalmente ha corso tanto e bene. Alla fine tutti sopra la sufficienza, pur chiudendo ancora con due giovani, il solito Nwankwo e l'imberbe Biraghi. Alla fine festa grande in mezzo al campo con dedica ai tifosi: non c'era Benitez, ma in certe situazioni non c'è mai stato nemmeno Mourinho, che dopo le vittorie lasciava sempre il proscenio alla squadra, riservandoselo nelle sconfitte. I problemi di comunicazione tra squadra e tecnico restano visto che Sneijder dopo pochi minuti ha chiesto a Benitez lumi su un'idea di Cambiasso e il tecnico lo ha subito invitato a metterla in pratica, senza contare che nel concitato finale Pellegrino ha chiesto a Santon di salire e Benitez di scalare con conseguente disorientamento del giocatore. La mission era comunque centrare la qualificazione e non è detto che il Mondiale per Club, se lo si vince, non si riveli poi il collante giusto perché si possa andare avanti fino alla fine con Benitez. Tanto poi si sa che quel che conta davvero sono i risultati. Dopo il gol di Cambiasso Moratti si è fatto il segno della croce. In effetti in certi momenti occorre aver fede e ognuno la trovi dove gli pare.

Sezione: News / Data: Ven 26 novembre 2010 alle 09:20 / Fonte: Gian Luca Rossi per gianlucarossi.it
Autore: Redazione FcInterNews
vedi letture
Print