Andrea Elefante per La Gazzetta dello Sport ha incontrato Renzo Ulivieri, ex allenatore e mentore di Walter Mazzarri. L'attuale presidente dell'Assoallenatori ha raccontato qualche curiosità relativa all'attuale tecnico nerazzurro: "So che lui ha detto che deve tutto a me, ma non è vero - ha esordito Ulivieri -. In questo mestiere nessuno è allievo di qualcun altro, se Walter Mazzarri mi doveva qualcosa, gliel’ho già fatto “pagare” nell’estate del ‘90. Era appena stato mio giocatore a Modena: con lui trequartista volevo fare il 4-3-1-2, ma quell’anno era stato quasi sempre infortunato. U giorno gli ho detto: 'Cosa vuoi fare da grande? Se quando smetti pensi di voler restare nel calcio, parliamone'. L’avevo studiato, era un calciatore anomalo: ragionava calcio con lo sguardo già sulla squadra, viveva lo spogliatoio non con distacco, ma da uomo 'grande'. E poi chiedeva, chiedeva, Dio bono quanto chiedeva...", scherza Ulivieri.

E ancora: "Aveva già iniziato a farmi da osservatore, ai tempi di Bologna: era bravissimo, perché coglieva l’essenza delle cose e sapeva scriverla. I giornalisti nella conferenza della vigilia mi chiedevano che tipo di partita sarebbe stata e rispondevo sventolando le sue relazioni: 'Chiedete a Mazzarri, decide lui come si gioca'. Per lui litigai anche, e fu l’unica volta, con Oriali: continuava a spedirlo in Argentina a vedere giocatori, ma a me serviva che andasse a studiare le nostre avversarie. Scriveva per me, ma era come se lo facesse anche per se stesso ed era meticoloso al limite del palloso, e io che calcisticamente parlando do del palloso a qualcuno è tutto dire. Più di una volta gli ho detto anche: 'Walter, tu stai sulle palle praticamente a tutti gli allenatori e più o meno a tutti gli arbitri: vedi di fare qualcosa'. 'Vede mister - mi risponde sempre - il mio mestiere non è stare simpatico, ma fare punti e andare bene ai miei giocatori. E andare bene vuol dire avere un rapporto serio, mica stargli simpatico'. Che poi lui sarebbe anche simpatico: non come me, a battute vinco ancora 10-0, ma fuori dal campo ci si può anche ridere. In campo molto meno, diciamo che sul lavoro è spontaneamente antipatico. 'Mazzarri è fatto così', si dice ormai. Esatto: all’inizio della carriera forse si mascherava un po’, ma lui è fatto così, esattamente come lo si vede oggi. Però i giocatori li sa conquistare, perché ha il senso del rapporto individuale, oltre che di squadra. Ecco, forse questo l’ha preso da me, che ho sempre considerato vangelo quella frase di Don Milani: non c’è peggiore ingiustizia quanto far parti uguali fra disuguali. Ci sono regole di gruppo, ma poi i rapporti sono con gli individui e ai miei giocatori l’ho sempre detto: vi tratterò ognuno in modo diverso dagli altri. Credo che in questo Mazzarri sia un buon psicologo, anche perché lavora molto sul rapporto, 'studia' il confronto con i suoi giocatori, non ci arriva mai impreparato. Però, se devo dire se è più psicologo o più tattico, non ho dubbi: lui è un tattico esagerato , la partita la gioca anche lui, gli piace infilarcisi dentro, determinarla. E c’è un errore di fondo: è stato fatto passare per un maestro delle ripartenze, e in effetti le sue sono micidiali, soprattutto quelle medie da centrocampo, ma è riduttivo pensare che Mazzarri sia tutto qui, perché il suo calcio è fatto anche di costruzione, di manovra".

E una chiosa simpatica: Ora gli manca solo una cosa: prima della fine dei miei giorni, in un’intervista dopo una sconfitta, vorrei sentirgli dire 'Abbiamo perso perché gli altri sono stati più bravi di noi'. Lo so bene che lo fa per difendere la squadra, è la sua ossessione: ma quel giorno, lo giuro, stappo una bottiglia di champagne".

Sezione: News / Data: Dom 01 dicembre 2013 alle 09:52 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandra Stefanelli / Twitter: @Alestefanelli87
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