Tino-Sven Susic, talento dell’Hajduk Spalato che piace tanto all’Inter, si racconta ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Susic è l’ultimo esponente di una dinastia calcistica tra le più importanti della Jugoslavia. Suo padre Sead era centravanti della Stella Rossa, suo zio Safet è stato eletto giocatore del secolo da France Football: “Mio padre era fortissimo, ma amava troppo far festa. Io sono diverso”, ha detto.

Sul suo possibile approdo all’Inter: Non potrei desiderare altro. Tifo Inter da quando ero bambino e ha preso Ronaldo. Un club con una storia simile è un sogno, figurarsi con un allenatore come Mancini. Meglio pure del Psg di zio Safet. E poi preferisco il vostro campionato, da ragazzino lo guardavo sempre». 

Ora la A non sta passando un gran momento, un po’ come l’Inter. 

“Ogni squadra prima o poi va in crisi, ma sono certo che tornerà fra le primissime del mondo. È vero, un tempo la Serie A era la migliore, ma resta fra i tornei top d’Europa”. 

Quando preferirebbe arrivare a Milano: ora o a giugno? 

“Il prima possibile, però dipende dai miei agenti, non da me. E l’importante è arrivare: finché non si firma può succedere di tutto”. 

Giocherà con Kovacic, altro talento cresciuto in Croazia. 

“È molto bravo, si vedeva fin da ragazzino: troppo forte per il campionato croato. E lo dico io che sono dell’Hajduk: fra noi e la Dinamo Zagabria (dove giocava Kovacic, ndr) c’è una rivalità fortissima”. 

Ha passaporto bosniaco, croato e belga, e ha giocato con le nazionali giovanili del Belgio: perché ha scelto la Bosnia? 

“Mio padre, mio zio, tutta la mia famiglia è bosniaca. Amo il Belgio, ho vissuto là da quando avevo poco più di un anno, ma le mie origini sono altrove”. 

Lei è nato a Sarajevo il 13 febbraio 1992: due mesi prima che cominciasse l’assedio. 

“Ero troppo piccolo per avere ricordi: in famiglia ne parliamo, per quanto poco. È stata un’esperienza difficile, qualcosa che segna la vita di una persona. Anche mio padre era là con noi”. 

Lui ha giocato per la Stella Rossa, trasformata in simbolo del nazionalismo serbo prima della guerra: ha mai avuto problemi per questo a Sarajevo, quando gli assedianti erano serbi? 

“No, no. Non ama parlarne, ma rispetta tutti, a prescindere dalla nazionalità, e credo sia la cosa più intelligente. Lo spirito jugoslavo per me è ancora vivo: siamo tutti uguali, tutti esseri umani. Solo guardando avanti possiamo dare un futuro ai Balcani. E sono d’accordo con chi vuole creare un campionato unico per l’ex Jugoslavia, alzerebbe il livello”. 

Ha un buon rapporto con suo zio Safet? 

“Ottimo. Andavamo sempre a trovarlo a Parigi quand’ero piccolo, e anche lui mi dà molti consigli. Come mio padre, che è stato fondamentale per la mia carriera”. 

In Bosnia si è gridato al nepotismo quando Safet – allora c.t. - l’ha convocata al Mondiale. 

“Guardi, ci sono abituato. C’è sempre qualcuno che vuole impedirti di raggiungere il tuo obiettivo per invidia, ma ciò mi motiva a lavorare ancora di più. Del Mondiale ho un ricordo stupendo, nel gruppo mi hanno accolto bene, mi hanno aiutato”. 

Come ha vissuto l’esonero di suo zio a novembre? 

“Normalmente, nel calcio succede. L’ho sentito e ora è in forma”. 

Che allenatore è Tudor? 

“Ha cominciato da poco, ma è bravo. Dà ottimi consigli, imposta bene gli allenamenti, e poi non è duro coi giocatori, è un tipo che scherza molto”. 

Crede che Zdravko Mamic – numero uno della Dinamo Zagabria e gran burattinaio del calcio croato – sia simile a Luciano Moggi? 

“Non sta a me fare paragoni, ma quello che succede in Croazia è sotto gli occhi di tutti: stanno distruggendo il calcio poco a poco”.

Sezione: News / Data: Ven 02 gennaio 2015 alle 09:52 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Redazione FcInterNews.it
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