"Mi trovo a Barcellona ma il compleanno lo festeggio a Milano di sicuro. Sono ancora l’unico spagnolo ad aver vinto il Pallone d’Oro e nel 1960 giocavo nel Barça. Così ho deciso di donare questo trofeo al museo del club che festeggia i trent’anni. In cambio mi hanno dato una maglia numero 10 col mio nome e non quello di Messi. Cedendomi all’Inter di Angelo Moratti per circa 300 milioni di lire il Barcellona riprese la costruzione del nuovo stadio iniziata ne l 1957 ma poi fermatasi per mancanza di fondi: dico, almeno un anello, una tribuna chiamata Luisito Suarez... Non so a quanti euro ammonta una cifra del genere, ricordo bene però che a Milano, negli anni interisti, ascoltavo una canzone il cui ritornello diceva "Se potessi avere mille lire al mese"". Così l'ex bandiera nerazzurra, che domani compierà 80 anni, in un'intervista concessa a 'Confidential', in onda questa sera su Gazzetta Tv.

Ricordi che si intrecciano con la storia della Grande Inter: "Deportivo, poi subito il Barcellona con scudetti - prosegue Suarez -, coppe varie ma non quella dei Campioni persa in finale 3-2 contro il Benfica. E soprattutto l’incontro con Helenio Herrera, allenatore già entrato nel futuro. Fu lui a volermi a Milano. La sua Inter poteva contare oltre che su un gruppo di giocatori bravissimi, su un presidente eccezionale e su un fine intenditore di calcio quale fu Italo Allodi. Fra noi si giocava a carte o al biliardo, i ritiri erano lunghi e spesso esagerati. Però stando tanto assieme una squadra può far leva anche sulla forza della coesione e sulla volontà comune di arrivare ai traguardi. Nel nostro ciclo incise tanto. Io ero fra i più esperti ma solo una volta apostrofai bruscamente il giovane Sandro Mazzola, paralizzato dall’emozione prima della finale di Vienna: "noi andiamo ad affrontare il Real, se vieni anche tu spicciati che si comincia"".

Sezione: News / Data: Ven 01 maggio 2015 alle 11:30 / Fonte: La Gazzetta dello Sport
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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