"Ci sono due campionati. Uno è quello delle prime cinque, molto bello e un po' monotono. Il secondo è quello del Milan". Comincia così l'analisi sul Corriere della Sera di Mario Sconcerti, che poi arriva a tirare una conclusione sulle differenze tra le prime della classe e la squadra di Montella: "Noi diciamo che una squadra gioca bene quando riesce a imitare il gioco di una grande squadra. Dieci passaggi di fila a centrocampo. Poi interviene Icardi, intervengono Dzeko, Immobile, Mertens, Higuain. È questa uniformità, questa autentica presa in giro di una tattica bella solo perché comune che invalida i risultati. Perché lo schema, il pressing, il possesso palla, non superano la qualità. E se tutti giochiamo allo stesso modo, vinceranno sempre i migliori. In 54 partite giocate dalle prime 5, ci sono stati solo 4 pareggi, nessuno ha saputo andare oltre un limite naturale.In Italia abbiamo perso il nostro calcolo della diversità. Il Milan sabato è stato bravo per un’ora ma è stato battuto da un giocatore. E allora? Non valeva la pena cercare qualcosa di proprio, meglio, di improprio? Il Napoli lo fa con i suoi triangoli, che a ben vedere servono solo a evitare la pressione alta dei centrocampisti avversari. L’inter con il caratteraccio flessibile di Spalletti. La Lazio è l’unica idea nuova del nostro calcio, giocatori solo buoni ma applicati a una trama e alla corsa. La Roma è qualcosa che si avvicina. Ma il resto è spirito di conservazione dei tecnici, usare per non osare, fare tutti la stessa cosa. È come una moltiplicazione infinita dei problemi del Milan, che sarebbe una buona squadra, ma vuol giocare come le altre". 

Sezione: News / Data: Lun 30 ottobre 2017 alle 10:25
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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