Tante squadre di B si sono interessate a lui: Novara, Verona, Spezia. Soltanto sondaggi, ma niente di concreto. E alla fine Andrea Romanò è rimasto il capitano della Primavera dell'Inter. E intervistato dal blog 'Interista Sempre', il giovane nerazzurro esprime tutte le sue sensazioni.
Andrea, vieni da un infortunio abbastanza serio, che ti ha tenuto fermo per mesi. Come sta procedendo il recupero?
"Bene, ormai mi sto avviando a riprendere l'attività. Ci vorrà un po' di tempo, per tornare in piena condizione, ma ormai vedo la fine del tunnel".
In bocca al lupo. Intanto però l'infortunio ti ha privato della possibilità, per il momento, di fare la prima esperienza da professionista.
"Sì, quest'estate stavo per trasferirmi in prestito ad una squadra di serie B, poi, al contrario, abbiamo pensato di concludere il recupero fisico all'Inter".
Si era parlato del Novara...
"E' vero, si trattava dell'opzione principale, la scelta alla quale ero più vicino".
Ultimato il recupero fisico e atletico, pensi di continuare la stagione all'Inter, o, a gennaio, di andare in prestito a giocarti le tue chance?
"Bè, all'Inter sarei un po' chiuso. Ci sono già parecchi giovani aggregati alla prima squadra e come fuori quota la Primavera può disporre di numerose altre opzioni. D'altra parte dopo l'infortunio ho bisogno di giocare con continuità e di misurarmi con realtà calcistiche nuove".
Hai già un'idea sulla squadra che ti accoglierà?
"No, per il momento penso a riprendere a pieno ritmo, poi esamineremo le varie opzioni e decideremo, in pieno accordo con la società e sentendo i consigli del mio procuratore".
Quando hai cominciato a giocare a calcio?
"Da piccolo, a sei o sette anni".
Subito nel Como?
"No, nel mio paese, ad Appiano Gentile".
Quasi una predestinazione. Poi?
"Mi hanno visto gli osservatori del Como e ho giocato per un paio di anni con i lariani. Anni importanti per la mia formazione".
Quindi il trasferimento all'Inter...
"Sì, sono arrivato nei Giovanissimi Regionali e ho fatto tutta la trafila".
Ricordi per caso chi ti ha segnalato?
"Francamente no. So che l'Inter aveva un ottimo rapporto col Como, società da cui in quegli anni sono stati prelevati diversi giocatori".
Come ti sei trovato, al tuo arrivo all'Inter?
"Perfettamente a mio agio, con i compagni, con i tecnici e con la società".
Altri tuoi compagni non hanno avuto un impatto immediato così facile...
"Questione anche di carattere. Bianchetti, per esempio, che mi ha raggiunto nell'anno dei Giovanissimi Nazionali, anche lui provenendo da Como, ha incontrato nella stagione iniziale qualche difficoltà. Forse era troppo emotivo, troppo carico per l'ansia di far bene".
C'è un allenatore delle giovanili che ricordi con particolare riconoscenza, per il contributo dato alla tua crescita?
"No, sinceramente tutti sono stati importanti, da quelli che avevo a Como in poi. Tutti mi hanno insegnato molto e sono loro riconoscente".
Sei stato spesso nelle rappresentative nazionali giovanili e hai disputato con il club molti tornei internazionali. Che ne pensi della nostra scuola calcistica, in rapporto ai livelli internazionali?
"Credo che tecnicamente e tatticamente non siamo secondi a nessuno, magari la nostra crescita si completa più lentamente".
Infatti: molti commentatori notano che in altri Paesi i giovani arrivano in anticipo a misurarsi con la prima squadra. Qual è il motivo, secondo te?
"Mah, non c'è una sola spiegazione. Forse da noi c'è maggior tatticismo, che richiede più esperienza dagli interpreti. Poi, per esempio, se sei in una grande squadra come l'Inter è chiaro che l'inserimento diventa più difficile rispetto a una società che non ha particolari ambizioni. In ogni caso, penso che la mentalità con cui si approcciano le questioni calcistiche sia determinante. Il risultato immediato è fondamentale, da noi. Tifosi e dirigenti non hanno pazienza e quindi si rischia di meno.
C'è una leva calcistica, tra le giovanili dell'Inter, che ti sembra particolarmente forte, promettente?
"Conosco bene la mia e in parte quella dei '94. Devo dire che il gruppo dei '93 è stato davvero forte, fin dal suo costituirsi e poi è stato integrato con scelte felici. Già da piccoli giocavo con Di Gennaro, Bianchetti, Crisetig, Galimberti, Candido, Pecorini, Mella. Tutti ragazzi di grande qualità. Ben presto sono arrivati i Bessa, i Duncan e da ultimo Splendlhofer, Vojtus, Livaja, Forte, tra gli altri. Tutti giocatori di grandissimo spessore. Comunque anche i '94 che conosco meglio mi sembrano un'ottima annata: i tre portieri, Bandini, Pasa, Mbaye, Del Piero, Benassi, Belloni, Terrani, Garritano e anche Monachello, che ora non c'è più, sono fortissimi, e cito solo quelli con cui ho giocato più spesso".
Secondo te chi è attualmente il giocatore più forte al mondo?
"Ha un moto di stupore: “Messi, ovvio!”
Non è così scontato. Non tutti i tuoi compagni hanno dato questa risposta. Qualcuno ha indicato C. Ronaldo, o altri ancora.
"No, per me è Messi. Messi e poi Javier Zanetti. Che è davvero incredibile!".
Ma il capitano com'è con i giovani?
"Eccezionale: li aiuta in ogni modo, favorisce la loro integrazione, è prodigo di consigli e insegnamenti...".
Strano, perché a volte viene dipinto come un boss dello spogliatoio, uno che difende in ogni modo il nucleo storico...
"Eh, se stai ad ascoltare quello che si dice e qualche volta si scrive...".
Qual è il ruolo che ritieni più congeniale alle tue caratteristiche calcistiche?
"Quello che ho ricoperto nell'ultima stagione".
Il mediano, con ampia facoltà di corsa e di aggredire la fascia destra?
"Esatto, mi piace giocare nel mezzo, dare una mano, recuperare anche... e se ho spazio provare l'inserimento!".
Il tuo capolavoro l'hai realizzato nella semifinale dell'ultimo campionato Primavera, contro il Milan. Avevi contro un ex compagno, molto forte, Mattia De Sole. Ma non ti ha visto mai...
"Arrossisce e farfuglia: ”Sì, quel giorno mi sono riuscite diverse cose...”
E tra gli allenatori, qual è a tuo avviso il migliore?
"Stramaccioni, non ho dubbi".
Si dice che prima di ogni partita descriva nei dettagli le caratteristiche di gioco sia della squadra avversaria che dei singli che ciascuno affronterà, anche se si tratta di giocatori semi sconosciuti...
"Verissimo. Non so come faccia, ma in ogni caso quando scendi in campo sai sempre alla perfezione cosa fare, come comportarti nelle varie situazioni di gioco. Conosci le caratteristiche fondamentali dei tuoi avversari e sai quali sono i tuoi punti di riferimento su cui contare, con la certezza di trovarli. Poi, ti dà una carica eccezionale. E in questo modo riesce sempre ad ottenere il meglio".
Tu eri uno dei giocatori chiave nel suo sistema di gioco...
"Sì, io come tanti altri".
Autore: Riccardo Gatto / Twitter: @RiccardoGatto1
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