Una leader in campo, un punto di riferimento fuori. Gabriele Oriali, di cui si continua a parlare in merito a un possibile ritorno a Milano, è stato un simbolo dell'Inter per tanti anni, sia da calciatore che da dirigente. E in una lunga intervista esclusiva concessa a Calcio200 ha parlato anche delle sue esperienze passate, compresa quella nerazzurra di cui vi offriamo alcuni passaggi: “Lasciai Parma con dispiacere, il club puntava molto su di me. Parlai con il presidente per comunicargli che avevo sul tavolo l'offerta dell'Inter, ma decisi di lasciare a lui la scelta finale. Comprese perfettamente ciò che mi aspettava, per me l'Inter era l'Inter”.

A Milano ritrova Mazzola: erano vere le voci che descrivevano il vostro rapporto conflittuale? 
“A volte c'erano delle visioni differenti, ma ci conoscevamo da tantissimi anni. Il rispetto da ambo le parti era massimale, e aggiungo che io stesso, arrivando all'Inter, ne chiesi la presenza. Ritenevo la sua esperienza molto importante, ma la sua uscita fu una scelta solo ed esclusivamente della società”.

Cosa non funzionò nell'annata con Lippi?
“Sicuramente gli infortuni furono decisivi per noi. Quando si perde, oltre Vieri, anche l'attaccante più forte del mondo (Ronaldo, ndr) tutto diventa più difficile e gli obiettivi cambiano. Quando si dice che Lippi era troppo juventino mi viene da ridere, tutte cavolate. Ci ha messo l'anima”.

Quali sono i colpi di mercato che considera i più difficili?
“Mi viene in mente la trattativa per Crespo, quando lo acquistammo dalla Lazio dopo la cessione di Ronaldo al Real Madrid, soprattutto per le tempistiche dato che era l'ultimo giorno di mercato. Ancor di più fu il suo ritorno dopo la stagione con il Chelsea: venne venduto per una certa cifra, e fu complicato riportarlo a Milano in prestito gratuito. In ogni caso nell'arco della mia esperienza all'Inter siamo riusciti a vincere tutto, per fortuna”.

Maicon, Julio Cesar e Cambiasso: tre colpi eccezionali.
“Per Esteban non mancarono le critiche rivolte a me e Branca. Trattammo direttamente a Madrid nell'abitazione del compianto Bronzetti, e nonostante i dubbi che un po' tutti nutrivano verso il Cuchu per il fatto che era una riserva del Real, lo scegliemmo ugualmente. E diciamo che non andò poi così tanto male... Julio Cesar fu invece un'intuizione di Mancini, che grazie a un proprio collaboratore fu bravissimo a scovarlo. Per quanto riguarda Maicon, ricordo che con Roberto andammo a vederlo a Montecarlo in due occasioni quando giocava nel Monaco. Al mister piacevano anche Yaya Touré e Adebayor, ma in quel momento potevamo acquistare un solo giocatore di questi tre. A malincuore rinunciammo a Yaya, ma riuscimmo comunque a portare a Milano uno dei terzini più forti in assoluto del recente passato. Una vera e propria forza della natura”.

Qual era il rapporto tra lei e Branca?
“Il nostro rapporto è sempre stato buono, tranne forse l'ultimo periodo in cui non mancò qualche problema”.

Vittorie memorabili, grandi acquisti, qualche delusione e poi l'addio: cosa accade nell'estate 2010?
“Sono stato io ad andare via, mi hanno messo nelle condizioni di farlo. Ci sono rimasto male perché non ero stato informato direttamente dei cambiamenti che si stavano concretizzando, bensì da terze persone. Quando Moratti ha fatto di tutto per trattenermi, cercando di farmi cambiare idea, ormai avevo preso la mia decisione. Non era più come prima. Non ero stato trattato bene, l’addio a quel punto era inevitabile”.

Sezione: News / Data: Lun 11 luglio 2016 alle 22:08 / Fonte: Calcio2000
Autore: Redazione FcInterNews.it
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