Il 12 maggio 1965 la 'Grande Inter' di Helenio Herrera rimontò l'1-3 di Anfield e sconfisse a San Siro 3-0 il Liverpool. Erano le semifinali e, in seguito, l'Inter vinse in finale con il Benfica la sua seconda Coppa dei Campioni.

Pilastro di quella squadra era Sandro Mazzola, che a La Stampa indica la strada da percorrere per scalare quella che, oggi, sembra un montagna insormontabile.

Partiamo da Angelo Moratti, su che cosa puntò per trasformarvi?
«In certe occasioni conta soprattutto il morale. Bene, lui fu bravissimo a non drammatizzare la sconfitta. Quasi nemmeno fosse arrivata».

E Helenio Herrera, quale diavoleria si inventò?
«Dopo il 3-1 di Anfield, il tecnico del Liverpool Bill Shankly, già sicuro di vincere anche al ritorno commise un gravissimo errore: chiese al Mago che cosa sapesse del Benfica, avversario che avrebbe trovato in finale...».

Reazione di Herrera?
«Tornato negli spogliatoi, ci radunò tutti e ci disse in faccia che gli avevamo fatto fare una figura barbina. E che non aveva alcuna intenzione di ripeterla a Milano».

Dopo un 2-5 soprattutto, ma anche dopo un 3-1 come accadde a voi, come si prepara l'impresa?
«Lavorando sulla testa dei giocatori. Io e i miei compagni non credevamo alla rimonta, ma ad Appiano il Mago cominciò a confessarci. Singolarmente. I primi giorni ci veniva da ridere, poi man mano che ci confrontavamo aumentò anche la nostra convinzione».

La disastrosa andata lascia spazio al lavoro psicologico di Leonardo?
«Se fossi stato in lui avrei insistito su un fatto: a San Siro l'Inter ha avuto cinque palle gol, in difesa lo Schalke non è invulnerabile. I tedeschi hanno la pressione tutta dalla loro parte e non sono abituati».

Peschi una squadra nella storia dell'Inter: quale servirebbe per qualificarsi?
«Delle mie, quella che battè il Liverpool o quella che sconfisse il Real in finale. Poi un paio di quelle targate Mourinho. E quella dell'ultima impresa a Monaco con il Bayern. Lo so, è impossibile, ma bisognerebbe fonderle».

Ma lei, quando si convinse che era possibile rimontare il Liverpool?
«Dopo aver parlato a lungo con Herrera. Arrivati a San Siro consegnai allo speaker dello stadio un 33 giri: “When the Saints go marching in” di Louis Armstrong, l'avevamo nelle orecchie dall'andata. Gli dissi di farlo suonare alla fine, dopo la nostra vittoria. “Uè Mazzola, ma te se matt” mi rispose lui. Non ero matto, ci credevo. E non ho più rivisto quel disco».
 

Sezione: News / Data: Mer 13 aprile 2011 alle 16:42 / Fonte: La Stampa
Autore: Alessandro Cavasinni
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