Lunga intervista di Roberto Mancini a Esquire. l'attuale c.t. dell'Italia ha parlato anche del suo passato nerazzurro. "I miei princìpi sono quelli di un calcio offensivo. Sono sempre stati quelli, poi magari a volte non ce la fai",  spiega il Mancio, che poi ricorda il successo sulla Polonia: "Il momento era difficile, molti dicevano che in Italia non c’erano giocatori. Ma io penso che l’Italia abbia sempre cresciuto giocatori bravi, anche nei momenti difficili. Ce n'erano però, e visto che erano anche giovani si poteva provare a fare qualcosa di diverso. Alcuni di loro dovrebbero giocare di più. O comunque giocano da poco tempo con regolarità. Ai miei tempi i giocatori di vent’anni avevano alle spalle già 150 presenze in campionato, più le coppe internazionali. Vedo che molte squadre stanno ricominciando a puntare sui giovani e spero che, nel giro di un paio d’anni, si possa tornare a vedere squadre con almeno cinque o sei italiani bravi in campo".

"Un calciatore può giocare male o bene, non è importante quello, l’importante è che dimostri qualcosa di diverso, qualcosa che possa farlo giocare in Nazionale - sottolinea l'allenatore della Nazionale azzurra -. Perché la Nazionale è fatta per 30, 40 giocatori, non di più. Per i migliori. Se ci sono tecnica e fisico insieme è meglio, perché a volte le partite si decidono con un calcio piazzato, un calcio d’angolo. Ma il calcio si gioca con i piedi, prima di tutto è importante avere quelli".

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Sezione: News / Data: Ven 22 marzo 2019 alle 12:06 / Fonte: Esquire
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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