Sono passati esattamente 30 anni dal debutto dell'Italia ai Mondiali di casa contro l'Austria: 1-0 firmato Schillaci. Beppe Bergomi ne parla alla Gazzetta dello Sport.

Bergomi, lei era in campo, capitano della Nazionale di Vicini. Qual è oggi il suo sentimento su Italia 90?
"La ferita non si è rimarginata. Quello era un Mondiale che doveva essere nostro, per la qualità del gioco che esprimevamo e perché giocavamo in casa. Non aver vinto quel Mondiale resta un rimpianto. Noi giocatori, i 22 di Vicini, siamo ancora in contatto, su whatsapp abbiamo creato la chat “Notti Magiche”. Aldo Serena ha postato la foto di noi felici nel pre-ritiro di Coverciano, ciascuno con una delle maglie delle nazionali partecipanti alla Coppa. Ho scritto a Riccardo Ferri: “Ehi Ricky, tu indossavi la maglia della Germania, almeno tu il Mondiale l’hai vinto”. Ferri ha scritto una cosa giusta: “Abbiamo lasciato bei ricordi, quella Nazionale piace ancora”".

Soltanto vittorie e nessun gol subito, fino alla semifinale di Napoli con l’Argentina: 1-1, supplementari, rigori, eliminazione
"Io la partita contro l’Argentina non l’ho mai rivista. Sarebbe un dolore troppo forte".

Che cosa successe a Napoli?
"Allora c’era una rivalità molto forte tra il Napoli e Milano: il Napoli aveva come avversari il Milan di Sacchi e la mia Inter, quella dello scudetto dei record con Trapattoni nel 1989. La Nazionale era formata in gran parte da milanisti e interisti. Non dico che i napoletani abbiano tifato contro, però quella sera al San Paolo non sentivamo lo stesso entusiasmo di Roma".

Il pari dopo un'uscita a vuoto di Zenga...
"Tutti sbagliamo e non è giusto gettare la croce addosso a nessuno. Quell’errore è stato figlio di una catena di sviste: io ero su Maradona e avrei potuto evitare che Diego lanciasse; Riccardo Ferri stava su Caniggia autore del gol. Non penso di averne mai parlato con Zenga, ho sempre rispettato il suo silenzio sull’argomento. Cosa potrei dire a Walter? Nulla. Gli sono vicino e solidale, oggi come ieri".

Italia 90 è stata un’occasione persa anche per gli stadi?
"Nessuno capì che il calcio stava per cambiare, nessuno progettò il futuro. In massima parte si ristrutturò l’esistente. Per legge, credo, in tanti impianti si salvarono piste d’atletica che non usava più nessuno. Il Delle Alpi a Torino venne costruito ex novo con la pista: un errore. Nessuno pensò a quel Mondiale al di là del Mondiale".

Sezione: News / Data: Mar 09 giugno 2020 alle 12:49 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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