Il mercato è finito lo scorso 31 agosto, alle ore 19 del pomeriggio, ma non ce ne siamo nemmeno accorti. Siamo passati da un ultimo giorno in sordina ai grandi proclami della pausa della nazionale - non prima della seconda di campionato - con le squadre che fanno i conti con il fair play finanziario e i giornalisti costretti ad adeguarsi, senonché qualche volta arriva la sindrome di "Jannacci": scrivere una cosa solamente per vedere "l'effetto che fa". Principio legittimo se non abusato, ma in tempi di crisi e di retroscena - da Hamsik a Lucas, passando per Drogba - è difficile districarsi nelle voci di un mercato che verrà e che non sa ancora esattamente quale sarà la propria dimensione. Ecco quanto TMW elenca:
BILANCI E FAIR PLAY - Tocca usare anche a noi la matematica per capire quale saranno le sorti delle grandi squadre nostrane. Tutte le big si sono date una ridimensionata, nessuna rischia la Champions (a differenza di Paris Saint Germain e Manchester City, occhio al Chelsea), ma più che altro qualche sanzione. In un campionato così livellato verso il basso, con Napoli e Roma che sono due outsider più che accreditate, oltre a Lazio e Fiorentina mina vagante per Juve, Inter e Milan, si prospettano tempi abbastanza cupi. I bianconeri hanno dalla loro lo stadio - un costo virtuoso, che non entra quindi nei calcoli del FFP - e alzeranno di molto i loro introiti. Insomma, Juve in negativo, ma che fondamentalmente non rischia l'Europa. Invece per gli effetti di Inter e Milan bisognerà capire il prossimo bilancio, se non quello dopo: i nerazzurri, senza Champions, possono affidarsi solo a stime realistiche, mentre il Milan dovrebbe essere addirittura in attivo (ammesso e non concesso che passino il girone di Champions con uno Zenit spendaccione). Le squadre di seconda fascia, invece, godono di buona salute - almeno per l'Europa - ma l'assenza dai grandi palcoscenici dell'UEFA si fanno sentire.
COMPETITIVITA' - La Serie A sta diventando una Bundesliga, dove difficilmente i top player arrivano e tocca esportare e sponsorizzare giovani. Non è un caso se in Germania il Borussia Dortmund vince da due stagioni, rinnovandosi e innovando nonostante uno stadio da 81 mila persone sempre ricolmo. Come se San Siro, di proprietà, fosse sempre pieno: il Signal Iduna Park - Westfalen, per i profani - è poi sponsorizzato, come l'Etihad Stadium di Manchester o l'Allianz di Monaco, dunque altri soldi nelle casse della squadra tedesca. Il fatturato è di circa la metà rispetto a quello di Inter e Milan, ma è destinato a crescere esponenzialmente dopo l'entrata nelle top20 dello scorso anno. Invece è quasi impossibile reggere i ritmi di Bayern Monaco, Real Madrid e Barcellona, con l'Arsenal che ha concluso ultimamente il mutuo per l'Emirates e potrà tornare a spendere. In soldoni, il Real può permettersi una campagna acquisti di circa 80/90 milioni all'anno senza colpo ferire - e soprattutto andare in rosso: basti pensare che a fronte di un investimento di 50 nel 2011 per il mercato, ha chiuso in positivo di 32 milioni. Senza contare gli ingaggi da faraoni per i calciatori in rosa.
TOP PLAYER - Lungo preambolo per arrivare al neologismo più abusato degli ultimi due anni, un inglesismo che fa venire l'orchite a più di un tifoso. Come potere offrire a van Persie - per dirne uno - un contratto da 9 milioni di euro annui (come il Manchester United) in queste condizioni? Semplice: non si può. Perché, come una buona famiglia media, tocca guardare il portafogli, piangere, e poi riporlo sull'armadietto in vista di un prestito con diritto di riscatto, una sorta di pagamento a rate sperando di rivendere al più possibile. Quanti sono i top player che si sono mossi in Europa, durante l'estate? Jordy Alba al Barcellona con Alex Song (34 milioni in due), Luka Modric al Real Madrid (34 da solo), i vari acquisti del Chelsea, del PSG, il City ha chiuso Javi Garcia (30) e Nastasic (16) a fine mercato, ma verso l'Italia sono arrivati (o si sono spostati, come nel caso di Asamoah, Palacio, Pazzini, Cassano, Isla) giocatori con uno stipendio relativamente basso, tanto più che i ora i meglio pagati sono a 6 milioni di euro: De Rossi, Buffon e Sneijder. Sperare che domani arrivi un Falcao, a meno che la Juventus non vinca la Champions con incassi super, è pura illusione per tutti. E anche Fabregas rischierebbe di essere un investimento troppo oneroso. Senza parlare di Hulk: paradossalmente Nani sarebbe più probabile, ma costerebbe comunque 15 milioni all'anno su un fatturato di 250 (stima sempre delle big). Troppo.
RINNOVI - Siamo a inizio settembre, in questo momento si possono solo gettare le basi per possibili rinnovi e colpi a giugno dell'anno prossimo. Salvo poi perdersi Didier Drogba a parametro zero, in direzione Shanghai Shenhua. Poi è possibile anche che l'ivoriano abbia scelto per portafogli e convenienza, ma fino alla gestione Di Matteo il centravanti ex Chelsea era dato come bollito. In Italia si stanno muovendo tutti per blindare i propri gioielli, magari con contratti più lunghi e - si spera - meno onerosi. Hernanes fino al 2017 è solo l'ultimo in ordine di tempo, così come dopo toccherà a Buffon (altri milioni risparmiati in casa Juve, il rinnovo sarà al ribasso). Chi parla ora di un arrivo di Huntelaar o di Llorente rischia di essere anacronistico, perché in una battaglia all'ingaggio selvaggio (l'olandese, allo Schalke, chiede 7 netti all'anno) sicuramente le società italiane non sono per nulla avvantaggiate. I contratti in scadenza 2013 rappresentano un'arma a doppio taglio: da una parte i cartellini non costano nulla, dall'altra si rischia di rimanere prigionieri di un ingaggio alto (vedi Flamini al Milan) per anni, senza la possibilità di operare una plusvalenza importante.
IDEE ESOTICHE - L'anno scorso c'era una vera e propria caccia al brasiliano. Da Lucas Moura a Oscar, da Casemiro a Ralf. Quasi tutto il campionato verdeoro sembrava a un passo dal giungere nel Belpaese, tranne chi poi è arrivato davvero come Marquinho (alla Roma). In questo momento lo scouting è qualcosa di importantissimo, ma nella finestra di gennaio bisogna ritoccare ed è difficile imbastire operazioni con un paese fortissimo in questo periodo storico. Ospiterà i mondiali di calcio e le Olimpiadi in due anni, l'industria viaggia come un treno e i fondi d'investimento tengono prigionieri i giocatori con costi altissimi per tutti. La storia di Ganso è paradossale e indicativa allo stesso tempo.
B MOVIE - Il campionato cadetto, mai come l'anno scorso, è stato florida fucina di talenti. Da Insigne a Perin, per dirne due, ma altri sono in rampa di lancio. Poi c'è Verratti, che forse meriterebbe un capitolo a parte. I mancati introiti costringono le grandi squadre a puntare molto sui giovanissimi, ritornando a una sorta di medioevo calcistico che sembrava superato. Quest'estate s'è registrata un'inversione di tendenza per i giocatori stranieri, diminuiti rispetto a dodici mesi fa. La B sta diventando l'anticamera della nazionale, più che della Serie A, soprattutto per quei virgulti che diventeranno protagonisti della rinascita del nostro calcio. Con meno soldi, meno top player, ma più competizione. Ma non in Europa.
Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
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