Nasce a Milano il 10 dicembre 1921 in corso Buenos Aires al numero 66, da papà napoletano e mamma milanese. “A differenza di chi vuole togliersi gli anni, io avrei voluto aggiungermelo un anno, perché l’Inter nel ’20 vinse il secondo scudetto della sua storia”.

Forse sta tutta in questa frase l’infinito amore di Peppino Prisco per la squadra del cuore, conosciuta col nome di Ambrosiana in una domenica di autunno del 1929, davanti a un vassoio di pasticcini Alemagna, portate dagli zii Pasquale e Antonietta Bussola per festeggiare la vittoria dei nerazzurri in un derby. Poi, dopo aver esultato per le magie di Peppino Meazza, parte nell’estate 1942 con gli alpini della  Julia per la campagna di Russia. Un’esperienza tremenda dalla quale si salveranno pochi superstiti.
“Ho sempre avuto modo ogni giorno della mia vita di tornare con la mente sulla neve divenuta rossa sangue dei nostri caduti”.
Diventa per vocazione di famiglia brillante avvocato raggiungendo i vertici massimi della carriera. Entra nella storia dell’Inter: socio dal 1946, segretario dal 1949, nel consiglio dal 21 ottobre 1950, vicepresidente dal 23 luglio 1963. Attraversa mezzo secolo di calcio con intelligenza e ironia. “Noi nati da una costola del Milan? Questo dimostra che si può diventare grandi partendo da umili origini”. Amato ancora oggi, a dieci anni dalla scomparsa, dai tifosi nerazzurri, che sabato 10 dicembre per Inter – Fiorentina gli hanno dedicato uno striscione commovente; rispettato dagli avversari che avrebbero voluto un “Prisco” a difesa della loro squadra. Il suo sogno? “Vestire la maglia numero 9 dell’Inter e segnare, in notturna con l’erba illuminata dai fari, tre gol al Milan, uno più bello dell’altro”.  All’Inter, e al calcio di oggi, manca Peppino Prisco.

Marco Pedrazzini

(autore con Federico Jaselli Meazza del libro “Peppino Prisco una penna due colori” contenente 250 foto dell’archivio di famiglia, presentato lo scorso 10 dicembre e già disponibile nelle librerie di Milano e su Internet).

Sezione: News / Data: Lun 19 dicembre 2011 alle 08:00
Autore: Fabrizio Romano
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