Il calcio italiano è malato come si dice? Francesco Guidolin, manager dello Swansea, risponde così al Corriere della Sera: "Dal punto di vista delle espressioni tecniche direi di no e può competere con le altre leghe. Basta guardare la Juve con il Bayern o al gioco espresso da Napoli e Roma. Ma tutto quello che non riguarda il campo deve cambiare: l’atmosfera qui è più bella e da noi non so se riusciremo mai ad averla. Non vedo passi in avanti".

Lo scudetto lo vince ancora la Juventus?
"È una bella lotta col Napoli e lo sarà fino alla fine. Può bastare un inciampo di una delle due per cambiare l’equilibrio".

Sarri a Napoli ha avuto l’occasione in una grande squadra che lei non ha mai avuto?
"Sarri ha avuto l’occasione alla quale io ho rinunciato, una delle 6/7 chiamate che ho ricevuto quando ero fermo. Non ho alcun rimpianto e anzi faccio i complimenti a Sarri. Del resto non avevo dubbi...".

Riguardo a cosa?
"Quello dell’allenatore bravo solo in provincia è un luogo comune tutto italiano. Sono convinto che avrei potuto fare molto bene anch’io".

Della Serie A cosa la colpisce?
"L’esplosione fragorosa di Dybala: non dimentichiamoci che da noi all’inizio aveva fatto fatica anche Zidane. Berardi è un talento molto interessante, così come Bernardeschi: stanno crescendo dei giovani italiani importanti".

Molti, come lo stesso Conte, vogliono venire in Inghilterra: hanno ragione?
"Secondo me sì. Il Chelsea sceglie uno dei tecnici migliori d’Europa. Ma molti altri allenatori italiani verrebbero qui se potessero. E farebbero anche una scelta come quella che ho fatto io, rispondendo di sì allo Swansea".

In tanti vogliono invece la Nazionale. Il suo nome lo fanno in pochi: si sente sottostimato, magari solo a livello d’immagine?
"No. La scelta di non curare molto l’immagine è mia. E due anni fa, prima che si liberasse Conte, penso di essere stato molto vicino alla panchina azzurra, almeno secondo i rumors . Mi piace quando parlano bene di me, perché credo di aver fatto molto bene in carriera: mi sento come quei registi che non vengono premiati a Hollywood, ma piacciono tantissimo a una nicchia. E questo mi gratifica".

A chi dice che lei soffrirebbe la pressione della panchina azzurra cosa risponde?
"Mi sento molto in equilibrio in questo momento particolare della mia vita. E anche molto tranquillo. Vivo il calcio con grande intensità, senza la quale non sarei diventato il settimo allenatore con più presenze della storia della serie A. Per quello che ho fatto non devo ringraziare nessuno. E penso di avere l’equilibrio e la lucidità per poter gestire ogni situazione. Anche sulla panchina della Nazionale".

Sezione: News / Data: Lun 28 marzo 2016 alle 18:18 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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