Nel giorno più importante della storia dell'Atalanta, stasera impegnata nell'andata degli ottavi di finale di Champions contro il Valencia, Alejandro Gomez ha parlato lungamente al Pais. Ricordando i suoi trascorsi in carriera prima di approdare a Bergamo, dove adesso è capitano e leader tecnico: "Nel 2013 avevo trascorso tre anni piuttosto buoni a Catania, avevo 25-26 anni ed ero ancora giovane - racconta il Papu -. Mi cercarono l'Inter e l'Atletico del 'Cholo' Simeone che però non avevano la potenza finanziaria di adesso e non potevano permettersi di pagare i 10 milioni richiesti dal Catania: ci fu un'offerta di sei, poi l'Atletico prese Villa per quattro milioni. Ora va di moda non presentarsi al ritiro estivo, combattere con il presidente o dire qualcosa contro il club per forzare la cessione. A Catania però non avrei mai potuto farlo, anche se sentivo che il mio ciclo lì si era concluso".

Alla fine scelse gli ucraini del Metalist, soprattutto per quanto concerne l'aspetto economico, molto vantaggioso per gli standard di quel tempo. "Poi ci fu un'offerta del Metalist che giocava in Champions e combatteva per il titolo ucraino con lo Shakhtar Donetsk, in rosa c'erano molti argentini e mi dissi: 'Bene, se non posso andare all'Atletico o restare in Italia, almeno vado a giocare una competizione europea e a guadagnare più soldi'. Non ho mai detto 'se non mi vendi non mi alleno o resto deluso finché non vado all'Inter', non l'ho mai fatto prima e non l'ho fatto ora all'Atalanta dove ho ricevuto molte offerte. Al Metalist passai un anno terribile, mi servì solo dal punto di vista economico: la guerra iniziò a dicembre e io me ne andai a settembre. Fui costretto a ricominciare da capo all'Atalanta che allora non era il club che è oggi".

Sezione: News / Data: Mer 19 febbraio 2020 alle 11:14
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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