"In Italia resiste il modo di pensare secondo il quale una via di mezzo non esiste mai. O va tutto bene o è tutto da buttare. Io invece propendo per una serena analisi del momento dell’Inter". Così Beppe Bergomi sulle pagine della Gazzetta dello Sport commenta l'attualità e non solo del momento nerazzurro. "Non butto via quello fatto finora perché si possono ancora raggiungere risultati interessanti - coppa a parte, servirebbe un ribaltone contro la Juventus - ma nello stesso tempo qualche correttivo andrebbe fatto. La solidità difensiva, la fisicità del centrocampo e la capacità di segnare non possono essere svanite tutte all’improvviso nell’ultimo mese. È anche vero, però, che se riguardiamo l’inizio del campionato interista, ci si ricorda di una squadra che vinceva spesso segnando solo un gol dando l’impressione di stare in equilibrio su un sottilissimo filo. E che con una piccolissima spinta sarebbe potuta cascare a terra. Quello che però è lampante è il paragone tra l’Inter e le altre tre squadre che stanno lassù con lei: Napoli, Juventus e Fiorentina. Tutte e tre hanno un’identità di gioco riconoscibile. Di tutte e tre si ha un’idea chiara di come sono schierate, del loro svolgimento di gioco, di come lavorano per arrivare al gol. All’Inter invece il gioco non è mai decollato quest’anno. E alla lunga tutto questo si traduce in un difetto. Magari qualche giocatore si può cambiare valutando le condizioni fisiche, ma ci dev’essere un’ossatura di 6-7 elementi su cui costruire ogni settimana la squadra. Ultimamente Mancini si è lasciato andare a qualche esternazione che io avrei evitato. Forse le esperienze all’estero lo hanno cambiato, ma il calcio italiano ancora non è pronto per questo tipo di incoraggiamento e di sprone davanti alle telecamere. Il nostro calcio va gestito diversamente, le motivazioni vanno cercate e trovate all’interno dello spogliatoio, non pubblicizzate. Da questo mercato mi aspetterei un regista. Eder va bene, ma credo che a questa Inter servirebbe di più un giocatore che sappia dare il ritmo di gioco al gruppo, che sappia smistare palloni con i tempi adeguati. Soriano per esempio non è il tipo di giocatore che serve. Sarebbero meglio Biglia o Banega per esempio. Ma anche sul mercato bisogna fermarsi e fare un ragionamento. La rosa attuale l’ha voluta fortemente Mancini che in estate ha ottenuto il rinnovamento di tutta la squadra base. Non può innamorarsi e disinnamorarsi di giocatori che ha voluto nel giro di sei mesi. Dovrebbe aspettare e conoscerli meglio. Più si gioca insieme, meglio è. Serve per rafforzare il gruppo e il sistema complessivo. Dare tempo a tutti di inserirsi permette poi di dare una forma al progetto". 

 

Sezione: News / Data: Ven 29 gennaio 2016 alle 17:17 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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