"Se il mio procuratore avesse detto che preferiva qualcuno che mi desse cinque palloni piuttosto che il rinnovo lo avrei salutato il giorno dopo, perché poi la faccia ce la devo mettere io in quello spogliatoio". E' piuttosto netto il giudizio espresso da Beppe Bergomi Sky Calcio Club riguardo alla situazione di Mauro Icardi. "Abbiamo detto che sotto l'aspetto dell'impegno e della professionalità si è sempre comportato bene, ma forse non è stato abbastanza - continua lo "Zio" -. Io ribadisco le parole di Marotta, cioé che Icardi è come un figlio e poi penso che quando tu entri in uno spogliatoio e chiedi scusa, io non porto più rancore e vado avanti. L'unica cosa che mi dispiace che ho letto oggi e mi sembra paradossale è che lui si aspetta le scuse dall'Inter. Se così fosse allora vuol dire che non si è capito nulla".

Per spiegare meglio la propria posizione, Bergomi fa un salto nel passato. "Devo tornare indietro al Mondiale '82. Una persona per una dichiarazione  lesiva del gruppo non ha più giocato. Per farvi capire quanto Bearzot, che per me era un secondo papà, mi aveva insegnato sull'importanza del gruppo. Da lì ho capito questa importanza. Dalle scelte fatte, da come crescere, da come entrarci dentro in quel gruppo e farsi voler bene. Fare il capitano nell'Inter vuol dire che devi essere un esempio positivo per tutti, che ci devi sempre mettere la faccia. Essere un esempio può essere fatto in mille maniere. Io mi sono sempre considerato un leader in una squadra in cui anche Matthaus, Brehme, Ferri, Zenga erano dei leader e io ero in quel gruppo. Ero silenzioso e attraverso gli esempi provavo a far capire ai giovani o agli stranieri che arrivavano cosa voleva dire il senso di appartenenza, indossare quella maglia, che ha dei valori importanti che sono diversi dalle altre".

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Sezione: News / Data: Lun 18 febbraio 2019 alle 10:45 / Fonte: sport.sky.it
Autore: Mattia Todisco
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