Erick Thohir con i media ci lavora. E si vede. Nella giornata di ieri un nuovo comunicato stampa ha scosso la quiete che solo apparentemente si era ricomposta dopo il mancato accordo per lo scambio tra Inter e Juventus con protagonisti Fredy Guarin e Mirko Vucinic. Poche parole, concetti chiari e comprensibili, alla faccia di chi a sproposito chiedeva chiarezza al tycoon. E il messaggio, stavolta, non può proprio essere frainteso: "Giù le mani dall'Inter". Il club nerazzurro - benché, va detto, la trattativa sia stata condotta in maniera grottesca e a tratti dilettantistica - non ha mai mancato di lealtà o correttezza nei confronti della Juventus. Se c'è qualcuno a cui, forse, l'Inter doveva spiegazioni erano i tifosi, che per due giorni hanno assistito attoniti al dispiegarsi di un affare che appariva fondamentalmente sbagliato fin dall'idea di partenza. Spiegazioni a chi l'Inter la ama, dunque, non certamente alla Juventus. 

Da qui la scelta di diramare un nuovo comunicato, più duro e più diretto. Anche senza fare nomi, perché non ce n'è bisogno. Nel suo comunicato Erick Thohir non nomina nemmeno una volta il club bianconero e qui l'intento è doppio. 1) Non c'è bisogno di puntare il dito, chi ha sbagliato sa. 2) Il discorso vale anche in generale, l'Inter non si tocca. "Nel corso della sua lunga e gloriosa storia, l'Inter si è sempre distinta per integrità e lealtà, questa è la nostra missione: sostenere e continuare tale tradizione". Prima stoccata. Sono altri ad avere una storia 'macchiata'.

"Durante il mese di gennaio, l'Inter ha preso parte a numerosi confronti privati volti a rafforzare il nostro Club dentro e fuori dal campo. Queste discussioni che si svolgono in ambito professionale dovrebbero rimanere private, fare dei commenti pubblici prima che le trattative siano concluse ne danneggia l'andamento. In ogni cosa che faccio credo ci siano dei principi fondamentali per il successo come lavorare duramente, essere onesti e affidabili. Mi sono impegnato a rispettare questi principi all'Inter e a spronare il Club a raggiungere i più alti livelli". Chiaro e diretto. Non è stata l'Inter a violare la segretezza dell'affare. La formazione nerazzurra aveva tutto il diritto di tirarsi indietro: non c'erano state firme, le visite mediche non sono mai garanzia di felice conclusione di un affare (i denti di Cissokho, ma anche l'affare Willian, che fece le visite con il Tottenham per poi decidere all'ultimo di passare dallo Shakhtar Donetsk al Chelsea).

"Come presidente dell'Inter il mio ruolo è valutare il rendimento del nostro personale e lanciare una sfida per eccellere, a me stesso e a tutto il nostro Club - al management, ai giocatori e allo staff". Tutti sotto esame, com'è giusto che sia. E' ovvio che qualcosa nell'area tecnica dell'Inter non stia funzionando come dovrebbe: non sarebbe stato necessario andare a cercare Mirko Vucinic a gennaio se in estate non si fosse deciso di puntare su due giovani ancora acerbi come Mauro Icardi e Ishak Belfodil. Non sarebbe stato necessario cercare Danilo D'Ambrosio se fossero stati messi a disposizione di Walter Mazzarri già da agosto gli esterni da sempre fondamentali per il suo stile di gioco. Chi ha sbagliato, d'ora in poi deve rispondere dei propri errori. Magari rimettendoci anche il posto di lavoro, come accade a qualunque lavoratore ogni giorno.

"Non posso permettere a nessuno al di fuori della nostra Società di criticare pubblicamente le nostre dinamiche interne, difenderò l'Inter e ciò che rappresentiamo con ogni mezzo a mia disposizione". Massimo Moratti aveva il suo stile e non avrebbe mai pronunciato parole simili, anche se più di una volta le avrà pensate. Ma all'Inter ora serve questo: qualcuno che sappia canalizzare su di sé l'attenzione, che sappia arrabbiarsi quando serve e intervenire quando c'è bisogno. Mi si perdoni l'esagerazione, serve il Mourinho dei presidenti. E forse l'abbiamo trovato.

Sezione: La Rubrica / Data: Sab 25 gennaio 2014 alle 00:30
Autore: Alessandra Stefanelli / Twitter: @Alestefanelli87
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