Una vita in nerazzurro. Dall'estate 1995, Javier Zanetti è un giocatore dell’Inter. Il prossimo 10 agosto, il capitano nerazzurro spegnerà le 39 candeline, ma nonostante ciò ha ancora l’entusiasmo di sempre, del ragazzino che, a soli 22 anni, sbarcava a Milano con una valigia piena di sogni. Sportal.it ha sentito, in esclusiva, Javier Zanetti per parlare di una vita in nerazzurro. Vi proponiamo l'intervista integrale:
Buongiorno Zanetti, quasi 39 anni, eppure in forma smagliante, quale è il suo segreto?
"No, non c’è nessun segreto. Io cerco di godermi ogni singolo attimo della giornata, da quando mi alzo per portare i bambini a scuola al momento che mi alleno alla Pinetina o faccio fare i compiti a mia figlia Sol o gioco a calcio con mio figlio Nacho. Ora poi c’è anche il terzo che ci riempie di gioia e di impegni, mi comporto normalmente, non faccio nulla di strano".
Eppure non si ricordano quasi 39enni in grado di correre come fa lei partita dopo partita…
"No, guardi, tutto quello che faccio a livello di allenamento fisico, lo faccio durante le sedute d’allenamento, non certamente quando sono a casa. Ecco, a casa devo correre dietro ai miei bambini e questo è un bell’aiuto (Ride)".
Quest’anno è stata l’ultima stagione di Del Piero in bianconero. Un'altra bandiera che se ne va…
"Ale è un uomo e un giocatore straordinario, non soltanto per la Juventus ma per tutto il calcio italiano e per quello che ha significato nel mondo. Ora si trova nella condizione di voler continuare a giocare e lo farà, perché è quello che vuole. Credo che quello che ha significato per la Juventus e per il calcio italiano, nessuno potrà mai metterlo in dubbio".
Resta il fatto che un’altra bandiera ha smesso di sventolare…
"Beh, diciamo che le bandiere stanno finendo. Prima Maldini, ora Del Piero, siamo rimasti solo io e Totti".
Ma Zanetti quando smetterà?
"Il mio obiettivo è quello di continuare a rendermi utile nell’Inter. Il giorno che vedrò di non essere più utile, allora cercherò di rendermi utile, sempre nell’Inter, in un altro modo. Non vorrei mai diventare un problema per l’Inter, questo deve essere chiaro. Ad esempio condivido che si debba puntare sui giovani, su un’Inter più giovane. E’ giusto dare spazio ai giovani, io cercherò solamente di dare una mano a questi giovani e porterò in dote la mia esperienza ma senza mai diventare un problema".
Quindi non vedremo mai Zanetti con una maglia diversa da quella dell’Inter?
"No, non mi vedo con un’altra maglia, sono sincero. Quando smetterò di giocare, sarà indossando la maglia dell'Inter".
E, nel giorno dell’addio, che tutti ci auguriamo il più in là possibile nel tempo, verrà a mancare un giocatore esemplare in campo…
"In tutta la mia carriera ho sempre cercato di avere il rispetto da tutti, cercando, per primo, di rispettare tutti gli altri. Io cerco sempre di essere leale e questo credo che sia stato sempre apprezzato da compagni e avversari".
Guardandosi indietro, quale vittoria crede che ricorderà con maggior affetto?
"Ovviamente la Champions del 2010. Una vittoria fatta da noi e noi solamente. Un’impresa che, tra qui a 10 anni, vivrò ancora con più emozione".
Ma si riguarda mai quel momento, il momento in cui ha alzato la coppa dalle grandi orecchie al cielo?
"Certamente, continuo a riguardarla e, ogni volta, mi emoziono perché ripenso a quegli istanti incredibili".
Un giocatore unico ma anche un uomo socialmente molto impegnato, come conferma il suo impegno nella Fondazione Pupi…
"E’ una delle cose più importanti che sono riuscito a fare nella mia vita. E’ nata 10 anni fa. Si è sempre occupata di bambini e ragazzi a rischio, in un quartiere, quello di Lanus, che rappresenta una delle zone più disagiate di Buenos Aires. Non pensavamo di crescere così tanto, siamo contenti di quanto abbiamo fatto e speriamo di continuare a dare una mano a più bambini possibili".
Fondazione Pupi in Argentina e Leoni di Potrero a Milano, in Italia, un’altra bella avventura…
"Sì, non si tratta di una scuola calcio ma di un centro di formazione che vuole dare la possibilità, anche a chi non ha grosse risorse economiche, di giocare a calcio. Per questo abbiamo tenuto le quote d’iscrizione basse e cerchiamo sponsor che ci possano aiutare nel coprire le spese. L’idea è di far crescere i ragazzi giocando insieme a calcio".
Autore: Christian Liotta
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